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martedì 7 gennaio 2014

Francesco dopo “il silenzio di Dio”


Papa Francesco: «Il vangelo si annuncia con dolcezza, non con bastonate»
(Il Messaggero del 4 gennaio 2014)


Con il predecessore, oggi papa emerito, abbiamo assistito al "silenzio di Dio", con una enunciazione del Vangelo fuori da ogni teologia praticata e cristologica.
Il testo, che, per dovere di informazione, abbiamo letto con molta attenzione, ci presentavano un cristianesimo arrogante, autoreferente, illusoriamente cristianocentrico. Mi riferisco a quel "Senza radici" scritto a quattro mani con il razzista, ateo Marcello Pera; lì il cristianesimo veniva trasformato in caratteristica antropologica selettiva della "razza cristiana", troppo simile alla "razza pura" imposta all'Europa dal razzismo tedesco.

La sicumera di tale impostazione sfiorò anche il Concilio: quando apparve la fumata bianca, dalla CEI, senza attendere la conferma dell'avvenuta elezione, fu mandato un messaggio di congratulazioni al card. Scola, a dimostrazione dei giochi di potere che erano stati escogitati e che si illudevano di avere ottenuto.
Il cristianesimo genuino si è sempre rifugiato nei cuori e nelle coscienze dei credenti genuini; fuori dalle coscienze e dai cuori c’è l’assedio minaccioso del “cattolicesimo dei politici” , “del cattolicesimo degli atei” che nega diritto di cittadinanza al “cattolicesimo dei cattolici”.

A questo assedio partecipò attivamente anche “il cattolicesimo di Ratzinger”, il più pericoloso, perché indossava gli abiti del Vicario di Cristo, mentre Cristo non c’entrava niente, essendo stato emarginato, isolato, storicizzato, occasionale presenza nella storia degli uomini, messo da parte come un suppellettile diventato ingombrante.

Ratzinger, dall’alto del trono di Pietro, propagandò e predicò la sua personale visione di un Cristo diverso, dissolutore della soggettività umana, come improvvisata risposta al nichilismo e al relativismo, entrambi combattuti a parole, servendosi del peggior relativismo e del peggior nichilismo. Con le risposte provenienti dal più alto seggio della cristianità, venne riproposto, sotto mentite spoglie, un ritorno a quel neo-positivismo che riduce la sfera umana e umanistica nella oggettività del processo evolutivo, intrinsecamente deterministico, assimilandosi al liberismo materialistico ed edonistico, paragonato (vedi presentazione al libercolo di Pera: “Perché dobbiamo dirci cristiani” al cristianesimo tutto spirituale.
Ma "Il silenzio di Dio" terminò con l' ”Habemus papam" che annunciava l'elezione di Francesco. Quell'esordio "Fratelli e sorelle, buona sera" hanno fatto capire immediatamente che dalla bocca del nuovo pontefice avremmo ascoltato le parole di Dio, dopo un lungo periodo di silenzio.

I momenti successivi non sono stati altro che una quotidiana conferma, pur senza rimarcare l'abisso che divideva i due pontificati: oggi la Chiesa ha una guida sicura che ha sostituito le teorie teologiche con la Testimonianza.

Rosario Amico Roxas




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