Powered By Blogger

lunedì 22 dicembre 2014

AUGURI DI NATALE


lunedì 27 ottobre 2014

Sarà pulito il futuro di Renzi?!



“Siamo il futuro pulito che sta arrivando”,

è questa la frase di Renzi pronunciata alla Leopolda, che mi ha stupito, perché satura di ipotesi possibiliste anche documentabili, ma in antitesi con la realtà che stravolge ogni atto di buona volontà.

A documentare la concreta possibilità di un futuro pulito c’è la concomitanza dell’elezione a sindaco di Reggio Calabria di Giuseppe Falcomatà, al primo turno, e con ampia messe di consensi.

Perché a questo pressocchè ignoto novello sindaco affido l’onere di verificare l’affermazione di Renzi circa un futuro pulito che avanza e che starebbe arrivando ?

Per la semplice ragione che è figlio di Italo, la cui memoria ha rappresentato il viatico per l’elezione al primo turno del figlio, dopo lo scioglimento per contiguità con organizzazioni mafiose nel 2012 , quando il civico consesso cadde nelle grinfie dei berlusconiani.


Italo Falcomatà fu sindaco di Reggio Calabria del centro-sinistra dal 1993 al 2001, quando, prematuramente ebbe a morire.

Dopo una laboriosa sindacatura i reggini decisero di riconfermarlo per un ulteriore mandato nell'aprile del 2001, quando al primo turno delle elezioni amministrative prevalse con oltre il 56% dei consensi su Antonio Franco di Alleanza Nazionale. Il 13 luglio dello stesso anno fu proprio lui a rendere noto ai propri concittadini di essere affetto da leucemia, malattia che lo portò alla prematura scomparsa nel dicembre 2001.

Fu nel 2001 che si scatenò la canea: si alternarono al timone Giuseppe Scopelliti e il suo delfino politico Demetrio Arena, dal 21 maggio 2011 al 9 ottobre 2012 , giorno dello scioglimento del civico consesso.

Il 9 ottobre 2012, infatti, per decreto del Ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, approvato dal Consiglio dei Ministri, fu predisposto lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria per contiguità con organizzazioni mafiose

Con Scopelliti iniziò l’epoca delle truffe; infatti sarà inquisito, processato e condannato per numerosi reati commessi da sindaco, per proseguire imperterrito anche dallo scranno di Presidente della Regione Calabria.

· Caso Italcitrus

· Caso gazebo sul lungomare Falcomatà

· Frequentazioni equivoche

· Caso della discarica di Longhi Bovetto

· Caso Fallara e falso in atto pubblico

· Sanità (ancora indagato)

· Caso Sarlo
L’odierna vittoria di Giuseppe Falcomatà dimostra che può esserci un futuro pulito, degno di fiducia ma la presenza di Berlusconi nel tavolo delle decisioni, vanifica ogni speranza, come se l’esempio di Reggio Calabria non avesse insegnato nulla; non c’è futuro pulito possibile se a condizionarne lo sviluppo e l’affermazione continuerà ad esserci il politico abusivo più inquisito degli ultimi 150 anni.

Rosario Amico Roxas

mercoledì 13 agosto 2014

Non ci aveva pensato neanche Pirandello


L’Italia dei nostri giorni avrebbe certamente suggerito spunti narrativi originalissimi al premio Nobel Luigi Pirandello, convinto di accettare la vita per quello che è, con tutte le contraddizioni, gli sconvolgimenti, le metamorfosi degli uomini e delle cose, tutte caratteristiche impossibile da spiegare razionalmente né potrebbe essere comunicata con le parole. Si rinnova, oggi, il “male di vivere”che una classe opulenta ed egoista, che gode della protezione del potere istituzionale, manifesta con la noia, con l’indecisione, con l’amore di se stessi, mentre l’altra classe, quella maggioritaria nel paese, non può adagiarsi in quel “male di vivere”, perché non gli è dato nemmeno di vivere con dignità, privata della speranza, del futuro, della progettualità. E’ una realtà pirandelliana perché “l’uomo della massa” ha perduto tutte le certezze, ha rifiutato le ideologie, e si trova sprofondata dentro una profonda crisi che proprio la classe opulenta ha causato e, adesso, vorrebbe sfruttare a proprio ulteriore arricchimento.

Si tratta di una crisi “esterna”, che si accompagna ad una crisi più intima, quella dell’uomo che non sa più chi è e in cosa crede; si trascina stancamente da una parte all’altra, saltando sempre sul carro del vincitore dal quale si aspetta protezione e leggi ad personam. L’homo dominas del terzo millennio non si riconosce in nulla, per cui si aggrappa al potente di turno per ricevere prebende e vantaggi, privo com’è della capacità di trovare, autonomamente, la forza di affermarsi.

Tutto l’ambiente quotidiano dimostra la propria infondatezza, mentre parolai senza scrupoli ci parlano di “libertà” “democrazia”, “Stato sociale” al solo scopo di tacitare le masse popolari che cominciano a rendersi conto di avere a che fare con “Uno, Nessuno, Centomila”.

Il panorama politico-amministrativo ha i contorni della farsa, con un miscuglio di contraddizioni che strapazzano ignobilmente i principi portanti di ogni democrazia.

· Abbiamo un Parlamento che nessuno ha eletto, composto da “nominati” dai capi partito, che li scelgono per la loro incapacità, inettitudine, assenza di scrupoli, ma fedeli al capo, per gratitudine senza scadenza temporale.

· Un siffatto Parlamento ha rieletto il presidente della Repubblica, massacrando l’art. 85 della Costituzione che non prevede la rielezione di un Presidente della Repubblica.

· Ha eletto anche il presidente del consiglio, nella persona di Renzi, mai eletto da nessuno, se non a sindaco di Firenze, che, in campagna elettorale per le primarie aveva promesso “mai grande coalizione”,invece ha bloccato lo sviluppo progettuale intorno all’ex presidente del Consiglio Berlusconi, reputando in dispensabile l’accordo, che si è rivelato “sudditanza”; Renzi ha dovuto indossare il “berretto a sonagli”, secondo l’ordine di Berlusconi, per spargere ottimismo, della serie “ce la faremo…”, ma senza toccare le riforme che il popolo attendeva, come la lotta all’evasione, una legge anti corruzione, una legge per ripristinare il reato di falso in bilancio; tutte riforme ben nascoste, perhcè colpirebbero proprio i più fedeli elettori dell’ex cavaliere

· Il Parlamento, così come si ritrova composto, vorrebbe cambiare la Costituzione in senso autoritario (vedi programma P2), e la magistratura in senso punitivo in quanto si è permesso di condannare l’ex PdC Berlusconi per truffa allo Stato; vorrebbero dare maggiori poteri al premier che dovrebbe anche controllare la Magistratura.

· Le altre modifiche costituzionali coinvolgono la volontà popolare, che dovrebbe raccogliere 800.000 firme per indire un referendum propositivo.

Così viviamo dentro un “gioco delle parti”, dove giornalmente si alternano i ruoli e giornalmente vengono pescati volgari truffatori, fino a ieri ministri della Repubblica, facilitati nelle loro truffe proprio dal ruolo istituzionale.
“Ma non è una cosa seria”.


Rosario Amico Roxas

venerdì 18 luglio 2014

Si ripete l'intifada?


(Nazir Qabbani Publications, Beirut, 1988)


La reazione sionista al lancio di razzi palestinesi, mi ricorda la reazione sionista al lancio di pietre in quella che viene ricordata come l'INTIFADA.
Nella Palestina occupata, violentata tutti i giorni, svilita nelle sue legittime richieste, peraltro suffragate da risoluzioni dell’ONU, vanificate, però, dal solito veto degli USA, iniziò un nuovo tipo di protesta. Furono i bambini e i ragazzi di Gaza a iniziarla; disponevano solo di sassi per manifestare la loro rabbia di occupati, e i sassi utilizzarono; fu l’inizio dell’Intifada, che si innesta come un puzzle nello scacchiere mediorientale per definirne meglio i contorni. L’intifada rappresentò la volontà palestinese di contare solo sulle proprie forze, fosse anche in quelle dei ragazzi delle pietre. Molto meglio di qualunque concetto io possa riuscire a mettere insieme, pur nel grande amore che riconosco di nutrire per quel popolo martoriato, nei versi di un poemetto, diventato il manifesto dell’Intifada, ci sono le parole che descrivono con tragico e poetico trasporto il contenuto globale dell’Intifada. Lo scrisse un grande poeta libanese Nazir Qabbani, testimone del massacro di Sabra e Shatila, dove i profughi palestinesi furono massacrati dalle truppe libanesi del generale Haddhad con l’appoggio dell’esercito israeliano.

I bambini delle pietre
hanno disperso le nostre carte
versato inchiostro sui nostri vestiti
deriso la banalità dei vecchi testi……
Bambini di Gaza
non badate alle nostre discussioni,
non ascoltateci,
siamo gente di calcoli a freddo,
fate le vostre battaglie e lasciateci soli,
noi siamo morti senza tomba.

La cosa più importante
è che hanno abbandonato
la casa dei loro padri,
hanno abbandonato l’obbedienza.
Bambini di Gaza
non consultate i nostri scritti,
noi siamo i vostri genitori
non siate come noi.
Noi siamo i vostri idoli
non adorateci.
Bambini di Gaza
che salutate la follia del tempo,
il tempo della ragione
se n’è andato da molto,
insegnateci la vostra follia.

La reazione di Israele alle sassate dei bambini di Gaza, dei ragazzi delle pietre, fu mostruosa. Il Dipartimento di Stato americano, controllato dalle lobbies israeliane, convinse il governo della Casa Bianca che se i palestinesi non fossero stati sterminati, un leader arabo, come Saddam, con ambizioni personali avrebbe potuto cavalcare la “follia delle pietre”. Washington si convinse che era necessario tenere a bada il rais di Baghdad, non più affidabile ai loro occhi; nello stesso tempo chiuse entrambi gli occhi sui massacri che gli israeliani iniziarono contro il popolo palestinese, come ritorsione alla “follia delle pietre”.

Arafat, leader carismatico dei palestinesi, si ritrovò a subire l’orbita di Saddam. Saddam era il rais dell’Iraq, capo supremo e indiscusso, Arafat era il leader carismatico, zaim, e come tale necessitava del consenso del suo popolo, consenso che, come vedremo, rappresenta una delle fonti del diritto islamico. Nel 1988 mentre Arafat preparava ad Algeri la riunione del CNP (il Parlamento dell’OLP) che doveva sancire la fine delle belligeranze con Israele e il riconoscimento di quello Stato, in vista della creazione di uno Stato Palestinese, si ebbe la netta sensazione del fallimento cui andava incontro il leader palestinese, a causa della diffidenza che l’Occidente proclamava nei suoi confronti, con quotidiani attacchi da parte della stampa addomesticabile e addomesticata. Quando tale sensazione stava per diventare una realtà, da parte dei Palestinesi più intransigenti giunse la disponibilità a trattare un accordo che prevedesse la rinunzia alla resistenza in cambio di una politica internazionale indirizzata verso un negoziato e una rapida concertazione fra le parti e la creazione di uno Stato palestinese autonomo e riconosciuto.

Il messaggio, riportato da tutti i giornali arabi, recitava così:
“Non vogliamo fare la fine dei pellerossa d’America; la via del negoziato è l’unica praticabile”.

Arafat credette di aver vinto la sua battaglia all’interno dell’OLP, con la rinuncia al terrorismo e il riconoscimento dei confini di Israele. Proprio mentre Arafat parlava della pacificazione israelo-palestinese ad Algeri, i panzer israeliani invadevano la striscia di Gaza.

La speranza di risolvere la questione palestinese presso un tavolo di trattative fallì miseramente. Quando Saddam occupò il Kuwait, profittò della situazione per dare un senso arabo a tale invasione, legando lo sgombero di quel paese all’abbandono, da parte degli Israeliani, dei territori palestinesi occupati. La popolazione Palestinese credette di aver trovato in Saddam il leader che avrebbe potuto ottenere il rispetto dei diritti palestinesi. Arafat, come già detto, era solo un leader carismatico, uno zaim, bisognoso del consenso del suo popolo; non avrebbe mai potuto contrastare la nuova speranza che era sbocciata nel cuore dei palestinesi. Arafat, spinto dal suo braccio destro e amico di tante battaglie Abu Iyad, riuscì ad impedire a Saddam la pretesa di rappresentare e far propri gli interessi del popolo palestinese, così Saddam fece uccidere Abu Iyad, per dare un segnale forte allo stesso Arafat; ma fallì in pieno nel suo disegno, perché, indistintamente, tutti i palestinesi, che compresero i disegni del rais, non accettarono più di mettere insieme le loro rivendicazioni con la crudele follia del rais di Baghdad.

Rosario Amico Roxas



sabato 5 luglio 2014

Dal binomio Ratzinger/Berlusconi, a binomio Bergoglio/Renzi.



Nel suo intervento in occasione dell'insediamento del semestre italiano, Renzi ha dimostrato di avere preso le distanze da Berlusconi, berlusconismo e centrodestra, ragion per cui ha raccolto commenti favorevoli. Ma in Italia la musica cambia e tornano i tromboni a infastidire l'intera orchestra che cerca di suonare all'unisono.

Si capisce immediatamente che Renzi sente sul collo il fiato grosso, ansimante, tipico di chi si trova nella fase terminale del percorso politico. Si tratta di una contraddizione che rischia di inficiare i progetti di riforme e l'attuazione del programma di ripresa economica. Il pregiudicato Berlusconi è la palla al piede della buona volontà di Renzi, mentre lo stesso Matteo dimostra, ancora, di non sapersi liberare dell'ombra malefica che lo circonda.
Mi duole proporre un parallelo che non vuole essere blasfemo, ma semplicemente realistico.

Questo fiato sul collo che ridimensiona l'operato di Renzi, somiglia tanto al medesimo fiato sul collo che incombe su Papa Francesco: è il fiatone di Ratzinger, che, pur non apparendo ufficialmente, condiziona l'opera rinnovatrice di Francesco. Se non sentisse il fiatone del predecessore emerito, non avrebbe mai sostenuto che "...il comunismo ci ha rubato la bandiera".
Si tratta della bandiera spirituale della Chiesa dei poveri, ma una affermazione che, con tutto il rispetto per Papa Francesco, non mi sento di condividere né di sforzarmi a capire.

Nella bandiera comunista, quella che sventola nelle feste dell’Unità, c’è il rosso porpora della battaglia, ma non c’è Cristo, per una scelta laica che in troppi hanno interpretato in senso anticlericale.

Le parole di Papa Francesco non chiariscono nulla, anzi peggiorano la situazione proprio nelle contraddizioni che vediamo annunciarsi dall’altra parte del Tevere.

La bandiera del Cristo dei poveri è saldamente in mano a quei sacerdoti che combattono giorno dopo giorno negli angusti anfratti del “mondo dei vinti” e garrisce alta sospinta dal vento della santità di Mons. Oscar Romero, per il quale Ella, Santo Padre, ha sbloccato il processo di beatificazione, dopo che il suo predecessore, oggi emerito, ne aveva bloccato l’iter.

La Teologia della Liberazione rappresenta, oggi, ciò che in tempi passati rappresentarono il monachesimo e i giganti della santità, in quel periodo buio della Chiesa impegnata nelle lotte per le investiture, nella crociate, nel potere temporale e, infine, nell’Inquisizione, paradossalmente chiamata “santa”.

Nella bandiera issata dalla TdL, Cristo è presente, anche se si tratta di una immagine di Cristo lontana dalle icone dell’opulenza, mostrando un Cristo povero, mendico, straccione, affamato, assetato, negletto, sfruttato, umiliato nella persona e nell’anima, come sono i fedeli ai quali si rivolgono i sacerdoti dell’America Latina, ispirati dal loro protettore Oscar Romero, ma è un Cristo pronto a perdonare, ad amare, forte di quel “manifesto” dell’uguaglianza rappresentato dal Discorso della Montagna con le Beatitudini che rappresentarono la più grande rivoluzione sociale che mai il pianeta Terra abbia visto.

Si tratta di valori che nessuno potrebbe mai rubare, perché messi a disposizione di tutti gli uomini di buona volontà.

Ora tocca a Renzi, che non ha, ancora, capito che l'epoca del duetto Ratzinger/Berlusconi, dopo aver fatto tanti danni, è finita, e sarà la Storia ad esprimere le sue valutazioni di rigorosa condanna.

Ora c'è il duetto Begoglio/Renzi sui quali è riposta la speranza della stragrande maggioranza della popolazione, quella che vive di lavoro, fatica, sudore, e che non riceve l’uso dei propri diritti, perché soverchiati dai doveri, mentre una sparuta minoranza, che dall’accoppiata Ratzinger/Berlusconi, ha ricevuto battesimi formali in mondo visione, sostegno, appoggi, condoni, sanatorie, scudi fiscali, con lo IOR sempre pronto a coprire le truffe.

Se nel campo ecclesiale c’è la “Teologia della Liberazione” che sosterrà, come sostiene, i diritti dei più deboli, nel campo laico e civile comincia ad emergere la “Politica della Liberazione”, che sta già dando i suoi frutti, con arresti e carcerazioni che mirano alla “Liberazione” del palcoscenico sociale dei profittatori che hanno devastato la nazione, l’economia, il lavoro, l’etica, la morale, pilotando lo sviluppo verso la competizione, rinnegando la cooperazione, per poter vincere “facile” disponendo della forza del denaro che non genera lavoro.

Rosario Amico Roxas

sabato 28 giugno 2014

Il Ramadhan (visto dal mondo cristiano)

Inizia, per il mondo musulmano, il mese di digiuno, uno dei cardini della religione; colgo l’occasione di questo spazio per porgere ai fratelli musulmani gli auguri per l’inizio del Ramadhan 1435, che in moltissimi onoreranno, anche se potrebbero sentirsi esonerati, trovandosi lontani dalla loro terra, ripromettendosi di recuperare quando dovessero ritrovarsi nella condizione più favorevole.

Auguri, ovviamente a titolo personale, ma sarebbe bello che altri ritenessero opportuno associarsi.

"Ramadhan" è il nome del nono mese lunare del calendario musulmano.

Si tratta di uno dei cinque pilastri della religione musulmana, che concretizza la visione verticale della religiosità (rapporto esclusivo dell’uomo con Dio) e orizzontale (rapporto solidale fra gli uomini).

Durante questo mese i musulmani, da circa un'ora e un quarto prima del sorgere del sole fino al suo tramonto, si astengono dal bere, dal mangiare e da qualsiasi relazione sessuale. E' dunque un mese di rottura, rispetto alla vita quotidiana, che mira al risveglio della spiritualità ed alla coscienza della presenza di Dio.

E’ la volontà, da parte del musulmano, di prendere le distanze dal mondo per avvicinarsi al Creatore dei mondi. Questa dimensione spirituale è fondamentale, è l'espressione intima della verticalità della fede, cioè della dimensione che regola il rapporto fra l’uomo e Dio. Ma la dimensione orizzontale si presenta come il complemento indispensabile poiché colui che digiuna entra in una sorta di comunione con gli altri uomini, ma, principalmente, con i poveri e i bisognosi della terra. Senza bere, senza mangiare, l’uomo è incoraggiato a dare, a condividere ed a partecipare alla vita comunitaria.

La privazione del corpo segna la rinascita e la rigenerazione dell'energia spirituale, perché tale privazione si coniuga con l’esigenza di ripristinare rapporti sociali interrotti, screzi fatti o subiti, in un sentimento di pacificazione interiore che riavvicina le famiglie e i gruppi alla luce della solidarietà umana e sociale. L’aspetto religioso si fonde così con l’aspetto sociale, per questo il ramadhan va inteso come l’espressione della verticalità della fede. Tutto però dipende dal più importante pilastro dell’Islam, e cioè la Professione di Fede, che unisce tutti gli altri pilastri: la carità, la preghiera e il pellegrinaggio alla Mecca. Non esiste digiuno senza la professione di fede, come non esisterebbero gli altri pilastri se non compresi nell’unico disegno divino che trova, nella professione di Fede, la più alta manifestazione.

Nel nostro mondo occidentale e nelle Chiese cristiane, il digiuno e l'astinenza dalla carne, che era di regola tutti i venerdì e durante tutta la Quaresima, cioè quaranta giorni, sono stati praticamente abbandonati. Nel mondo protestante questa prescrizione si mantiene astratta e non fa parte di quelle obbligatorie. Tra i cattolici restano solo due giorni di digiuno all'anno, ma un giorno di digiuno per un cattolico significa semplicemente limitarsi ad un pasto e due spuntini. Non si tratta assolutamente di astenersi da alimenti e bevande per tutto l'arco della giornata.

La pratica islamica è certo stupefacente per noi cristiani. Costituisce una testimonianza di fede singolare. Non c'è alcuna confessione al di fuori dell'Islam che manifesti in modo così forte la sua fede in questa occasione.

Rosario Amico Roxas


venerdì 13 giugno 2014

Il bambino che ha mangiato i comunisti


L’attuale silenzio del pregiudicato Berlusconi ha un chiaro significato da sintetizzare con l’evidenza del declino irreversibile e la mancanza di argomenti con i quali ha sempre accusato “gli altri” dei suoi insuccessi: colpa dei traditori Fini, Casini e Alfano; colpa della magistratura di sinistra politicizzata; colpa della Corte di Cassazione con i componenti comunisti maggioritari; colpa del Presidente della Repubblica identificato come “uno di loro”; colpa degli elettori che non capiscono la sua grande dimensione politica.

Togliendo a Berlusconi gli argomenti che lo hanno sostenuto, Renzi è riuscito a tacitare Berlusconi, costringendolo all’angolo in attesa di un salvifico e improbabile “gong”.
M a per proseguire nella sua opera di rinnovamento, Renzi ha bisogno di unificare la presidenza del consiglio con la segreteria del PD, liberandosi della necessità matematica di dialogare con il pregiudicato Berlusconi, facendolo ulteriormente risorgere dalle sue ceneri.

Fin qui, pur con i "distinguo" d'obbligo, sembra proprio che Renzi stia riuscendo a vanificare le diarree verbali di Berlusconi, togliendogli l'argomento che lo supportava: l'anticomunismo..

Berlusconi ha basato l’intera sua linea politica, imposta al suo partito, contro i comunisti, resuscitando una ideologia sconfitta dalla storia; B. è arrivato a confermare che i comunisti cinesi “mangiano i bambini”, previa sbollentatura. Un metodo che si è confermato perdente nei fatti non realizzando nulla quando era in maggioranza e proseguendo nel nulla dall’opposizione.

Cosa è successo nella politica italiana tale da smontare il leitmotiv dei comunisti che mangiano i bambini ?

E’ successo, molto semplicemente, che è venuto fuori un bambino “che ha mangiato i comunisti”, invertendo l'ordine dei fattori, che, in questo caso, ha cambiato il prodotto, vanificando gli sforzi di Berlusconi e del suo cerchio magico e dimostrando che il pericolo comunista non esiste , ove fosse ancora esistito, essendo finiti i comunisti negli ingranaggi distruttivi della rottamazione, del “bambino che se li è mangiati”.

Rosario Amico Roxas

sabato 31 maggio 2014

Sic transit gloria mundi !


Ogni tanto, quando manca la terra sotto i piedi, ecco che riemerge Marina, salvifica, tuttologa, figlia di fiducia di cotanto padre. Ma è proprio l'essere la figlia di fiducia che sta il suo limite. Nessuno può mettere in dubbio che Marina sia al corrente dei traffici paterni, dei siti di fiducia dove giacciono i capitali frutto delle truffe allo Stato, di cui è emersa solo la punta dell'iceberg.

Marina è al corrente di tutto, come confidente o come fiduciaria, ma il momento in cui dovesse assumere responsabilità più concrete, si ritroverebbe a transitare dal ruolo di confidente/fiduciaria e quello meno comodo di complice e correa, ben informata dei tanti altri reati sui quali la magistratura indaga e che non sono ancora diventati di pubblico dominio .

Per queste valutazioni credo proprio che Marina cercherà di tenersi lontana da simili impicci, anche se ne è coinvolta, ma, ancora, in grado di difendersi dall'accusa "non poteva non sapere".

Il malloppo è gigantesco, la prescrizione ha salvato Silvio dai precedenti 10 e passa anni di truffe allo Stato, beccandolo solo per gli ultimi tre anni, ma la liquidità conseguita esiste, ben nascosta nelle isole felici in conti anonimi cifrati dei quali la stessa Marina conosce anche i minimi particolari, ma non può usufruirne, perchè facendolo svelerebbe l'arcano e cadrebbe nella sua stessa trappola, dentro la quale c’è il restante delle malvessazioni

Se non interviene con una discesa in politica, allora quel malloppo rischia di diventare cartaccia da non toccare, pena la galera... un bel dilemma.

Altri pargoli in grado di gestire l'affaire non ce ne sono, non lo è Piersilvio, privo del "quid"; non lo + Barbara, che agguanterebbe il tutto e sparirebbe dalla circolazione portandosi appresso mezzo MIlan.

Gli altri figli sono immaturi e guardano al padre come il produttore di quattrini, ma non accetterebbero coinvolgimenti superiori alle loro modeste capacità.

E allora ….? Sic transit gloria mundi ! (Imitazione di Cristo, Libro 1, Cap. 3, Par. 6.)

Rosario Amico Roxas

sabato 12 aprile 2014

Effetto domino...Da chi fugge Dell'Utri?


La storia politica di Berlusconi è in via di estinzione, e nel modo meno onorevole per lo stesso e per quanti lo hanno sostenuto e ancora lo sostengono.
Ma la caduta del satrapo ha provocato un effetto domino, con la simultanea caduta di alcuni dei maggiori berluscones che hanno lucrato benefici, ministeri, incarichi, e un fiume di denaro.
Cade Formigoni, inquisito con una litania di accuse e la confisca di beni mobili e immobili per cifre da capogiro.
Cade appresso Mastella e sig.ra, già ministro, per paradosso della storia, di Grazia e Giustizia.
Non ha fatto in tempo a sottrarsi Cosentino, per il quale è stato chiesto l’arresto che, però dovrebbe trovare la Camera dei deputati d’accordo .

Ultimo, almeno fino a questo momento e non per importanza, Marcello Dell’Utri, destinatario di un mandato di arresto, ma sparito dalla circolazione e per questo dichiarato latitante.

Sembra evidente che una qualche talpa lo ha avvertito del provvedimento, in tempo per permettergli la precipitosa fuga, che fuga non sarebbe in quanto lo stesso latitante ha fatto sapere (non si sa come) di non essere fuggito ma di curarsi… come se in Italia non esistessero centri di eccellenza a cui rivolgersi.

Questa fuga lascia perplessi e fa pensare che sotto sotto ci sia qualcosa che non convince.

Basta solo approfondire una domanda che faccio ai miei amici virtuali: “Dell’Utri da chi fugge ?”
Dalla magistratura e dalle forze dell’ordine che lo cercano anche con un mandato di arresti internazionale ?
Rispondo forse, probabile….

Ma se fuggisse dai suoi ex complici che temono un probabile “pentimento”, con relativa ammissione delle proprie responsabilità e di quella dei notabili che hanno ruotato intorno al partito del pregiudicato, e si tratta di politici inventati, mafiosi, imprenditori, e il peggio del peggio che abbiamo subito in questi ultimi venti anni ?

L’ombra di un, sia pure, tardivo pentimento, sarebbe l’unica soluzione per Dell’Utri, ormai fuori dal gioco della politica attiva, in attesa che le inchieste a suo carico si trasformino in accuse e, quindi, in galera.

Con un pentimento potrebbe barattare tante verità contro la sua sicurezza personale, sua e della sua famiglia. Fuggire alla magistratura e alle forze dell’ordine, non ha senso, perché, con gli attuali mezzi di comunicazione, sarebbe snidato in breve tempo, a meno che non accettasse di vivere nella clandestinità, come uno dei tanti latitanti di mafia.

Con un pentimento di Dell’Utri e le sue rivelazioni, crollerebbero tantissime ipotesi devianti e porterebbero il vero al cuore del malaffare che ha rovinato la nazione.

Altri pentiti affermano che Dell’Utri avrebbe preso il posto di Salvo Lima come collegamento e referente tra mafia e politica, ottenendo l’appoggio della mafia (ricordiamo il 61 a 0 in Sicilia !) nei confronti di FI, di Berlusconi e del lassismo delle leggi a tutela dei grandi capitali, con sanatorie, condoni e scudi fiscali, oltre che all’assenza di controlli per le grandi evasioni fiscali.

Non so quanto probabile possa essere uno scenario del genere, ma anche la più remota delle ipotesi non farà dormire sonni sereni a molte persone che attualmente si sentono dentro un ventre di vacca…..,

ma anche Dell’Utri non dormirà tanto tranquillo.

Rosario Amico Roxas

venerdì 14 marzo 2014

Il pregiudicato e lo spregiudicato



L’accoppiata è sintomatica dello stato confusionale dell’attuale regime politico, perché di regime si tratta e non di espressione della democratica volontà popolare, infatti il primo è stato espulso dal Senato, interdetto dai pubblici uffici, in attesa della decisione della magistratura circa la sua futura sorte, se arresti domiciliari o lavori socialmente utili; già condannato in primo grado in altro processo penale a sette anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, in attesa del secondo grado, quindi del pronunciamento della Corte di Cassazione, ma in realtà in attesa della tanto sospirata e salvifica prescrizione; dichiarato contumace in altro processo per la compra-vendita dei senatori per far cadere il governo Prodi, anche qui in attesa della prescrizione che gli restituisca la verginità definitivamente perduta.

Il secondo, presidente del consiglio senza alcuna consultazione elettorale, nominato dal Presidente della Repubblica sull’onda di un entusiasmo parolaio, privo di ogni remota ipotesi di programmazione, ma con promesse di manovre atte a migliorare la condizione economica delle classi più deboli, ma in realtà si tratta di manovre pre-elettorali, in vista delle consultazioni europee, che dovrebbero fornire il governo dei non eletti, di una legittimità democratica che, in atto, non ha.

Il punto da chiarire sarebbe quello di identificare i reciproci interessi dei due “soci in governo”, a chi conviene e chi ci perde.

Lo spregiudicato vuole vincere alle europee, sperando nella forza di traino di una tale vittoria, da proiettare nelle elezioni nazionali, che in tal caso verrebbero anticipate.

Il pregiudicato delle elezioni europee se ne frega, gli interessano solo per togliersi dai piedi personaggi che non seguono pedissequamente i suoi orizzonti, tipo la Santanchè, Capezzone, Verdini, Bondi, Brunetta, Gasparri etc.etc., che in caso di elezioni anticipate farebbero solo perdere voti a FI, perché gli elettori, specialmente quelli di destra, pur di non votarli, sancirebbero anche la sconfitta di FI.

L’Italia non sta nemmeno in mezzo a loro, perché lontanissima dai loro interessi, soddisfatti di avere tacitato le fasce più deboli con 80 euro al mese, che vengono però recuperati dall’aumento dal 20 al 26 % delle rendite finanziarie. Come dire che un giovane impiegato agguanta 80 euro al mese, ma sono quelli che paga il padre sui suoi modesti risparmi, dopo una vita di sacrifici, messi da parte per garantirsi un supplemento di pensione.

Una partita di giro verso il basso, tanto per non scontentare il pregiudicato che non vuole una patrimoniale riservata alle fasce opulente, quale risarcimento allo Stato per le evasioni fiscali, le tangenti, le corruttele e gli stipendi e pensioni d’oro.

Si verifica, così, quanto sta accadendo nelle nazioni a regime comunista per la maggioranza del paese, ma capitalista per i pochissimi personaggi, realizzandosi un divario incolmabile tra ricchissimi e poveri e/o poverissimi, si veda il caso della Cina.

Anche in Italia sta accedendo la medesima contraddizione, infatti il 50% della ricchezza nazionale è in mano al 10% della popolazione, e non saranno mai le elemosine pre-elettorali a modificare strutturalmente una condizione di sperequazione dove il GAP che divide la popolazione è finanziario ed economico, ma sostenuto politicamente, quindi, si tratta di un GAP che diventerà sempre più incolmabile se non dovesse essere affrontato dalla politica e non con pannicelli caldi, bensì con riforme strutturali, quelle riforme che il pregiudicato non vuole e che lo spregiudicato non accenna nemmeno.

La prossima tappa ci chiarirà i rapporti tra i due soci, compari e compagni di merenda; si dovrà affrontare la riforma della giustizia, con un presidente del consiglio ostaggio del pregiudicato e assediato dall’interno dai vertici politici del Ministero di Grazia e Giustizia. Si tratterà di una riforma ad personam per sanare i conti che il pregiudicato ha con la Giustizia per i suoi reati passati, presenti e, per prudenza, anche futuri.

In merito i tempi urgono, infatti si stanno incrociando le dichiarazioni del pentito Spatuzza, respinte dagli avvocati della difesa con una risibile motivazione: “perché rese dopo i 180 giorni previsti per accogliere le dichiarazioni dei pentiti”, come se il ritardo inquinasse tali dichiarazioni.

E’ anche intervenuto l’arresto dell’ex “dama bianca” di Berlusconi, pizzicata con 24 kg. di droga, diretta in Campania, ovviamente alle cosche della camorra; detta corriera della droga è stata componente di delegazioni ufficiali, guidate dal presidente del consiglio Berlusconi, e come tali coperte da immunità diplomatica, sia le persone che i loro bagagli. Poiché non è credibile che tale trasporto sia avvenuto per la prima volta (non si affidano 6 milioni di euro ad una principiante, ma solo ad una persona che ha già dimostrato di sapersi muovere, al punto di intrufolarsi financo in una delegazione ufficiale, con tanto di immunità diplomatica), viene da chiedersi quali furono le reali motivazioni di una tale partecipazione, che oggi appare anche compromettente per chi l’ha autorizzata.

Rosario Amico Roxas

mercoledì 5 marzo 2014

È FINITA LA SECONDA GUERRA MONDIALE?


La 2° guerra mondiale è finita da molto tempo, il tempo necessario per organizzare la 3° già in atto.
Non ci sono armi rumorose, deflagranti, che colpiscono nel mucchio per generare quel terrore che giova solo a quanti hanno meno scrupoli; l'arma di distruzione di massa non riguarda puù le persone ma l'economia e la Germania ne ha sperimentato una molto efficace, che solo gli ingenui, gli stupidi e gli idioti (utili o inutili che siano), hanno sottovalutato; si tratta della spread del quale la Germania si è arrogata l'onore senza onere di farsi punto di riferimento.
Non intendo allinearmi a quanti fingono una reazione all'Europa, solo per potere emergere, o, peggio, riemergere, ma è chiaro che lo strapotere economico della Germania andrebbe ridimensionato. Quello che non è finito è il pangermanesimo, che da sempre alberga nella cultura sassone; ci ha giocato anche Ratzinger a cercare la superiorità razziale, scrivendo quell'inutile e sterile libercolo "Senza radici" seguendo la dottrina sostenuta dal più inutile filosofo dei nostri tempi Marcello Pera. Ma adesso il problema assume toni di scontro e la Germania cerca sodali o complici, paventando l'ipotesi di una scelta o con la Germania da sottomessi, o con la Russia da schiavi.
L'attuale silenzio di Berlusconi parla molto chiaramente, ponendosi come mediatore non di pacificazione ma di una rinnovata guerra fredda che lo riporterebbe in auge a discapito, in ogni caso, del sistema democratico. Se la spunta la Germania ricadiamo nel nazi-fascismo, se la spunta Putin dovremmo accettare uno Stato autoritario di un rinnovato comunismo capitalista, come sta accadendo in Cina, dove per la gran massa della popolazione vige il comunismo autoritario, per pochi eletti vige il capitalismo sfrenato. Lì il GAP che fraziona la popolazione, non è economico, bensì politico e lo si vorrebbe importare in Italia, per mano di un finto anticomunista, che guarda solo agli interessi del suo personale orticello.
E' la democrazia che risulta in pericolo, lo Stato sociale, il welfare, la solidarietà; infatti dopo venti anni di berlusconismo liberista il 10% della popolazione possiede il 50% della ricchezza nazionale, e sono quelli che godono delle misure del capitalismo; mentre il restante 90% non possiede che quello che rimane, preparandosi a subire l'autoritarismo di Stato, già in programma con la rivoluzione della Costituzione, la riforma della Magistratura sottomessa al potere politico, e le leggi garantiste che servono solo ai pregiudicati per vocazione e mestiere.

Rosario Amico Roxas

giovedì 23 gennaio 2014

LA SCOPERTA DELLA BOMBA NUCLEARE: riflessioni


Fu l'esperienza di Hiroshima a rendere consapevoli i popoli del mondo che la scienza aveva saputo creare armi capaci di cancellare l'uomo dal pianeta terra...L'avvenimento accaduto il 6 agosto 1945 suonò come un campanello d'allarme ma purtroppo, ancora oggi si continua a fare cattivo uso del progresso scientifico. Penso che se lo scienziato perviene a determinate scoperte, non devono essere manipolate e usate dai militari e dai politici per distruggere l'umanità. La scienza è frutto della ragione umana e, come tale, non deve essere orientata verso il male.
Oggi, per la situazione politica in cui viviamo, si teme una catastrofe in tutto il mondo, proprio per opera della pericolosità delle armi prodotte dalla scienza moderna. Le discordie politiche non dovrebbero mai essere risolte con la guerra, continuando di questo passo si può arrivare a una tragedia universale che estinguerebbe la nostra specie. Questa orrenda prospettiva non è frutto di fantascienza ma una tremenda realtà.
Voglio ricordare le parole del genio di Ulm “Solo trasformando la mentalità dell'uomo si potrà evitare la minaccia che grava sull'universo, di una guerra nucleare. La mentalità dell'uomo è rimasta atavica, uguale ai cavernicoli.
Penso che, per arrivare a un nuovo modo di pensare (per migliorare quanto ancora di buono è rimasto) l'uomo deve abbandonare per sempre i suoi sentimenti impregnati di egoismo perché sono un ostacolo al progresso morale e causa di guerre senza fine. L'uomo, deve adoperarsi, per preparare ai propri figli un mondo pacifico e migliore.
I prodotti essenziali di cui gli esseri umani hanno continuamente bisogno, le ricchezze che la terra gli ha offerto per milioni di anni vanno sempre più assottigliandosi. L'uomo deve incominciare a comprendere che l'acqua, l'aria e gli altri elementi vitali per la sopravvivenza umana, sono ricchezze che devono essere salvaguardate. Non basta scoprire nuovi antidoti contro gravi malattie, non basta arrivare all'esplorazione di altri pianeti, bisogna tenere presente che l'uomo è parte integrante del pianeta terra, al quale il suo essere si è ormai adattato.
L'uomo non può disinteressarsi del rapporto esistente tra il suo modus vivendi e l'ambiente che lo circonda. L'ecologia si prefigge il compito di sensibilizzare sempre più l'uomo nei riguardi della natura. Soltanto una profonda “mutazione culturale” può fermare l'autodistruzione degli esseri umani...

mercoledì 22 gennaio 2014

Renzi ha belato di fronte a Berlusconi


Come si può parlare di piena intesa dopo aver affermato: "Avrei voluto il voto di preferenza, ma Berlusconi ha detto NO !" A quel NO, avrebbe dovuto alzarsi e andarsene, chiarendo agli elettori le ragioni per cui non vuole le preferenze.
Berlusconi vuole solo nominati, anche perchè lo zoo di cui dispone non sarebbe votato da nessuno; gente come Capezzone, Brunetta, Bondi, e peones vari, Carfagna, Rossi, Gelmini, Brambilla e varia umanità di inconcludenti senza dignità nè personalità, non troverebbero pietosi elettori pronti a votarli.
Con le preferenze si alzerebbe la qualità degli eletti, i quali avrebbero come loro riferimento quanti li hanno eletti, godendo di piena libertà e autonomia di votare e decidere secondo coscienza, e non solamente colui che li ha nominati e decide per tutti, inquinando pesantemente la possibilità di Berlusconi di esercitare le sue minacce, le ritorsioni, imponendo la disciplina di partito.
Con l'appecoronamento Renzi ha dato il PD in mano a Berlusconi, che diventa capo dell'opposizione e della maggioranza, ha anche belato la sua gratitudine per il disturbo che Berlusconi si è preso di andare a orinare nella sede del PD (Dopo l’intervento alla prostata l’autonomia del pregiudicato è fortemente compromessa e non arriva certamente a due ore e mezza).. Non si illuda Renzi che siamo disposti anche noi all'appecoronamento davanti al pregiudicato, anzi aspettiamo sul greto del fiume che Berlusconi passi, ben assicurato alle manette.

Rosario Amico Roxas

mercoledì 15 gennaio 2014

Polemica sulle unioni gay


Si accende la polemica sulle unioni gay e sulle unioni di fatto non sancita da un matrimonio. Approdo, così, ad un breve commento, perché tale polemica si inserisce dentro un dibattito che vede interventi critici da tutte le parti, non tenendo conto della radice del problema che necessita di una visione più approfondita che parta dalla sola certezza che viene, invece, trascurata. L’Italia è una Repubblica laica e democratica, non uno Stato teocratico; ha il dovere di agire secondo democrazia, trattando, in paritetica funzione, tutti i cittadini.

Con il precedente pontificato di Benedetto XVI venne esasperata la concezione interscambiabile tra il REATO e il PECCATO, con una visione dei ruoli che si coinvolgevano a vicenda. Così il peccato di una unione di fatto o di una unione tra gay avrebbe dovuto essere intesa, dallo Stato laico e democratico, come un reato da punire con l’esclusione da taluni diritti riconosciuti alle coppie “regolari”.

Ma accadeva anche l’effetto opposto, cioè di un reato, la pedofilia, che la Chiesa, per volontà del pontefice , avrebbe voluto ridurre a peccato da trattare e assolvere nelle sacrestie, negando alle vittime la benché minima giustizia. Ricordiamo la lettera “Crimen sollicitationis” dell’allora cardinale Ratzinger, inviata ai vescovi americani, nella quale imponeva un omertoso silenzio nei casi di pedofilia, da trattare nell’ambito del diritto canonico; imposizione che valse a Ratzinger una imputazione da parte della Corte distrettuale di Harris County (Texas), per ostruzione alla giustizia; tale imputazione è tuttora in vigore, ma Ratzinger non può essere processato poiché è stata accolta dall’allora presidente Bush la sua formale richiesta di immunità in quanto "Capo di Stato in carica".

Non tutti gli atti intesi come peccato possono essere identificati da uno Stato laico come reato, e agire di conseguenza, comminando sanzioni o condanne; può capitare una coincidenza tra peccato e reato, come nella truffa e nell’evasione fiscale, che coprono entrambe le forme giuridiche, e non basta l’assoluzione da parte di un compiacente sacerdote per neutralizzare gli effetti penali, perchè la Chiesa deve riflettere le parole di Cristo “Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”.

E’ il caso delle “unioni di fatto”, non sancite dal matrimonio, considerate peccato dalla Chiesa che non possono essere valutate dallo Stato laico e democratico, come reato, con azioni di conseguenza, escludendo i “peccatori” “NON PREGIUDICATI (!)” dai diritti che lo Stato riconosce alle coppie non in odore di peccato.
La pretesa inoltre di voler imporre ai parlamentari cattolici di esprimere un voto non di coscienza ma di obbedienza, ci riporta indietro di secoli, ai margini della lotta per le investiture, quando sorse il problema del potere temporale dei vescovi-conti, se dovevano riconoscere il primato di autorità al Papa in quanto vescovi o all’imperatore in quanto conti.
Così oggi si ripropone il dilemma se il parlamentare cattolico deve obbedienza al Papa in quanto cattolico o alla Costituzione in quanto parlamentare.
Tutto ciò è, e deve essere, argomento di un dibattito estraneo allo spirito confessionale di parte, dovendosi tutelare paritariamente tutti i cittadini, qualunque sia la religione, la razza, la fede o anche solo le esigenze sessuali.
Si tratta di una polemica sterile, alla quale Papa Francesco ha ritenuto di porre fine in nome della carità cristiana, quando affermò “Chi sono io per giudicare….”, ripetendo le parole di Cristo “non giudicare e non sarai giudicato”. Le difese ad oltranza da parte di taluni politici mostrano tutta la loro insipienza, perché si appellano a presunte lobby dei gay, che, se esistessero, andrebbero combattute, così come tutte le lobby che amministrano ed esercitano il potere.

Ma si tratta di politicune di giornata che ha trovato un argomento sul quale insistere, per andare a caccia dei voti cattolici, perché gli stessi si guardano bene dall’affrontare il ben più grave problema delle lobby affaristiche che hanno ridotto la nazione al lastrico, con il solo scopo finale del proprio arricchimento personale.

Le battaglie etiche e morali si fanno a 360°, non selezionando quelle di convenienze immediata, dribblando i poteri forti che li condiziona, li sovvenziona e li corrompe.
Il dibattito è iniziato da tempo, facilitato dai mezzi moderni, perché si tratta di problemi attuali che necessitano di chiarimenti idonei alle attese; ma si sono inseriti, abusivamente, taluni personaggi che in questo dibattito hanno voluto trovare l’occasione per esibirsi quali difensori di una mortale che non prevede reati, ma peccati per il pianeta dei credenti, trasformando un dibattito interno al mondo dei fedeli, in una polemica con personalissimi interessi di esibizione politica, per cercare approvazione all’interno di un panorama che non appartiene loro, i quali non servono la Chiesa ma aspirano a servirsene.

di Rosario Amico Roxas

martedì 7 gennaio 2014

Francesco dopo “il silenzio di Dio”


Papa Francesco: «Il vangelo si annuncia con dolcezza, non con bastonate»
(Il Messaggero del 4 gennaio 2014)


Con il predecessore, oggi papa emerito, abbiamo assistito al "silenzio di Dio", con una enunciazione del Vangelo fuori da ogni teologia praticata e cristologica.
Il testo, che, per dovere di informazione, abbiamo letto con molta attenzione, ci presentavano un cristianesimo arrogante, autoreferente, illusoriamente cristianocentrico. Mi riferisco a quel "Senza radici" scritto a quattro mani con il razzista, ateo Marcello Pera; lì il cristianesimo veniva trasformato in caratteristica antropologica selettiva della "razza cristiana", troppo simile alla "razza pura" imposta all'Europa dal razzismo tedesco.

La sicumera di tale impostazione sfiorò anche il Concilio: quando apparve la fumata bianca, dalla CEI, senza attendere la conferma dell'avvenuta elezione, fu mandato un messaggio di congratulazioni al card. Scola, a dimostrazione dei giochi di potere che erano stati escogitati e che si illudevano di avere ottenuto.
Il cristianesimo genuino si è sempre rifugiato nei cuori e nelle coscienze dei credenti genuini; fuori dalle coscienze e dai cuori c’è l’assedio minaccioso del “cattolicesimo dei politici” , “del cattolicesimo degli atei” che nega diritto di cittadinanza al “cattolicesimo dei cattolici”.

A questo assedio partecipò attivamente anche “il cattolicesimo di Ratzinger”, il più pericoloso, perché indossava gli abiti del Vicario di Cristo, mentre Cristo non c’entrava niente, essendo stato emarginato, isolato, storicizzato, occasionale presenza nella storia degli uomini, messo da parte come un suppellettile diventato ingombrante.

Ratzinger, dall’alto del trono di Pietro, propagandò e predicò la sua personale visione di un Cristo diverso, dissolutore della soggettività umana, come improvvisata risposta al nichilismo e al relativismo, entrambi combattuti a parole, servendosi del peggior relativismo e del peggior nichilismo. Con le risposte provenienti dal più alto seggio della cristianità, venne riproposto, sotto mentite spoglie, un ritorno a quel neo-positivismo che riduce la sfera umana e umanistica nella oggettività del processo evolutivo, intrinsecamente deterministico, assimilandosi al liberismo materialistico ed edonistico, paragonato (vedi presentazione al libercolo di Pera: “Perché dobbiamo dirci cristiani” al cristianesimo tutto spirituale.
Ma "Il silenzio di Dio" terminò con l' ”Habemus papam" che annunciava l'elezione di Francesco. Quell'esordio "Fratelli e sorelle, buona sera" hanno fatto capire immediatamente che dalla bocca del nuovo pontefice avremmo ascoltato le parole di Dio, dopo un lungo periodo di silenzio.

I momenti successivi non sono stati altro che una quotidiana conferma, pur senza rimarcare l'abisso che divideva i due pontificati: oggi la Chiesa ha una guida sicura che ha sostituito le teorie teologiche con la Testimonianza.

Rosario Amico Roxas