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venerdì 19 novembre 2010

IL MURO E' CROLLATO


Andrea Minardi apparteneva ad una famiglia di poveri pescatori. Era una famiglia numerosa formata da sette fratelli e due sorelle. Nascere poveri non è certo … un bell'affare. Bisogna rinunciare a molte cose. I ricchi hanno comodità di ogni genere e i poveri... niente di niente. Lo sapevano bene i Minardi che conducevano una vita piena di stenti. Abbastanza spesso si presentava la necessità di saltare i pasti e i vestiti smessi dai fratelli più grandi erano poi usati dai più piccoli. Le calze erano piene di buchi e le scarpe sempre rotte e, d'inverno, i piedi dei piccoli Minardi erano sempre gelati. Il padre guadagnava stentatamente da vivere vendendo pesce e uova.

Dalla mattina alla sera il poveretto, girava per tutte le strade del paese gridando a squarciagola: “Haiu u pisci! Haiu l'ova frischi!”. Col suo sconquassato carrettino girava dalla mattina alla sera come una trottola. Il pesce e le uova che vendeva erano sempre pochi e i miseri spiccioli che guadagnava non bastavano per sfamare la numerosa famiglia. Nel piccolo paese in riva al mare in cui viveva, Andrea non aveva nessuna possibilità di costruirsi un futuro. Sognava una vita diversa ed era disposto a tutto per ottenerla.

Aveva da poco compiuto sedici anni, quando firmò un contratto di sette anni in marina. Con grande dolore si separò dalla sua famiglia e dalla sua bella Sicilia per andare a navigare verso l'ignoto, nell'immenso oceano. Trascorsero molti lunghissimi anni e Andrea, dopo molte avventure e disavventure, tornò al suo paese. Aveva intenzione di sposarsi, di formare una famiglia. Aiutato dai suoi fratelli, potè costruire una bella casetta e offrire un buon rifugio a Margherita, la sua sposa, mentre lui prendeva la strada per l'India. Trascorse ancora molto tempo prima che Andrea potesse ritornare a casa.

Dopo una permanenza di soli pochi mesi dovette ripartire per l'Africa. Questa volta, però, lasciò alla giovane moglie la speranza di un figlio. Margherita, come tutte le donne in dolce attesa, preparava il corredino e non vedeva l'ora che il piccolo nascesse per poterlo cullare e stringerlo tra le braccia, coccolarlo e cantargli graziose canzoncine.

Qualche mese più tardi Andrea si ammalò gravemente e venne trasportato d'urgenza all'ospedale di Palermo. Il primario dell'ospedale fu categorico nel formulare la diagnosi: “Si tratta di epatite virale. La possibilità di salvarsi è minima”.

Non appena fu informata del caso, la povera moglie accorse subito al suo capezzale, ma il marito in coma non la riconobbe nemmeno. Notte e giorno Margherita lo curò con pazienza e amore, non si allontanò mai da lui, rinfrescandogli le labbra ardenti con del ghiaccio e cercando di spiare sul caro volto un segno impercettibile di vita. Nulla appariva, purtroppo, e i giorni trascorrevano senza portare alcun sollievo al malato. Margherita gli stava instancabilmente vicino anche se aveva ormai perduto la minima speranza.

La povera donna non poteva fare altro che pregare e sperare. Un giorno però il malato, improvvisamente aprì gli occhi e sorrise debolmente. Guardando teneramente la sua sposa mormorò:- Sei tu Margherita? Dove mi trovo? Che cosa è successo? Perchè non mi porti a casa? -

Una grande gioia si impadronì di lei, una nuova speranza. La donna corse trafelata ad informare l'infermiera: - E' successa una cosa meravigliosa. Mio marito mi ha riconosciuta. -

*

Sia ringraziato il cielo! Signora, suo marito si salverà. Questo può essere chiamato il “miracolo dell'amore”. Adesso può stare finalmente tranquilla, suo marito è sulla strada della guarigione. -

Così piano piano Andrea incominciò a riacquistare la salute, dopo qualche mese nasceva Elisabetta, la loro prima figlia. Era bella, robusta e sana. Il suo visetto rosa e i suoi occhioni nocciola donavano ai due giovani sposi una felicità immensa. Stavano sempre davanti alla culla in adorazione della piccola. Pensavano di essere i primi genitori al mondo ad avere avuto una bambina.

Dopo una lunghissima convalescenza, Andrea riprese un imbarco di tre anni e andò in Cina, lasciando sua moglie con Elisabetta e Valeria: una seconda bambina di pochi mesi. Margherita non voleva che il marito ripartisse di nuovo, lasciandola sola con la responsabilità di due bambine. Cercò in tutti i modi di convincerlo a non partire, a trovare un lavoro più tranquillo che gli permettesse di restare vicino a lei e alle due bambine. Disse che lei aveva bisogno di un marito e le piccole di un padre presente. Andrea non volle sentire nessuna ragione.

- Mia cara Margherita – disse – amo teneramente la mia famiglia, adoro le bambine ma, dopo avere girato il mondo, non sono più fatto per condurre una vita sedentaria e senza emozioni. -

I tre anni di ingaggio passarono e Andrea ritornò a casa.Per festeggiare l'avvenimento Margherita aveva invitato i parenti e gli amici più cari. La serata, purtroppo, era incominciata male. Il padre non aveva assolutamente voluto che le bambine partecipassero alla cena nella sala da pranzo. Andrea Minardi si era troppo abituato alla severa disciplina militare e il suo tono non ammetteva repliche. Alle proteste della moglie si era perfino adirato ed era diventato rosso in volto.

*

Come ti permetti di discutere i miei ordini? - aveva detto- Sono il padre e intendo occuparmi dell'educazione delle mie figlie. I bambini, per crescere bene, hanno bisogno della massima disciplina. Sin dalla più tenera età devono abituarsi a obbedire senza discutere. E' in questo modo che si forma il carattere. -

Gli amici non avevano osato fare commenti e, benché non condividessero quella eccessiva severità, si erano seduti a tavola senza parlare. L'atmosfera si era fatta tesa. La festa si era guastata. Valeria, che aveva da poco compiuto tre anni, stava compostamente seduta sull'ultimo gradino della scala, il bel visino era leggermente imbronciato. Era in attesa di quanto le era stato promesso: un po' di dolce e di crema, quando gli adulti avessero terminato il loro pasto. E finalmente Elisabetta e Valeria videro arrivare il dessert e anche le bambole e i giocattoli che quel personaggio sconosciuto che era loro padre, aveva portato in regalo.

“Perché quell'uomo antipatico non se ne andava? Cosa era venuto a fare? Senza di lui c'era più gioia in casa”. Pensavano le due sorelline.

Andrea questa volta (stanco dopo avere attraversato molte peripezie) si lasciò convincere dalla moglie a restare e trovò lavoro presso la base militare di Sigonella, fino al giorno in cui ebbe diritto a un lavoro più tranquillo come guardia forestale. Valeria aveva l'età di sei anni quando arrivò il momento di traslocare, proprio allora si ammalò di pertosse.

Rimase con i nonni materni mentre papà, mamma e la sorellina andavano ad abitare in una casa sperduta in mezzo ai boschi. Sembrava la casa di Cappuccetto rosso. Dopo essere stata per qualche mese a casa dei nonni, anche lei raggiunse la sua famiglia. Da quel momento la sua vita cambiò completamente. Prima aveva giocato e scherzato con i suoi piccoli amici, aveva partecipato alle feste di compleanno dei suoi compagni, aveva respirato a pieni polmoni l'aria vivificante del mare. Tutto questo era finito per sempre.

Ora si trattava di fare una marcia di due chilometri per andare a scuola. Nel posto in cui erano andati ad abitare, d'inverno il freddo era veramente intenso. La piccola Valeria soffriva di geloni, ma suo padre non ammetteva assolutamente che potesse essere accompagnata in macchina.

Molti anni di marina militare avevano deformato il carattere di Andrea a tal punto che non riusciva a capire che con i bambini, non può essere applicata la rigida disciplina dei militari. D'inverno, quando il percorso diventava particolarmente faticoso per la neve e il ghiaccio, trovava la soluzione ideale: calzava due grossi stivaloni e camminava davanti alle bambine, che mettevano i loro piedini nelle impronte paterne. Se le bambine si lamentavano ribatteva: - Cosa sono tutti questi capricci? Perché vi lamentate? Voi non conoscete gli stenti, come invece li ho conosciuti io. Su, camminate svelte e state zitte. -

In quel posto isolato e freddo trascorsero due anni interminabili. Poi Margherita convinse il marito a lasciare quel posto dimenticato da Dio e dagli uomini. Così la famiglia Minardi andò ad abitare in un posto meno isolato, dove l'infanzia di Elisabetta e Valeria continuò a svolgersi, avendo modo di frequentare bambini della loro età. Man mano che il tempo passava il rapporto tra Valeria e suo padre andava deteriorandosi sempre di più. Lei e suo padre non riuscivano a comprendersi. Erano incapaci perfino di comunicare. L'animo delicato e sensibile di Valeria sopportava male quel clima teso e un moto incontrollabile di insofferenza saliva dal suo cuore. C'erano giorni in cui aveva l'impressione di esplodere perché quel clima era in contrasto con la sua natura.

Con apprensione vedeva avvicinarsi la Pasqua perché in quell'occasione era considerato un dovere per lei e per sua sorella dare un bacio di augurio a suo padre.

Per Elisabetta (di carattere più accomodante) la cosa non costituiva un problema, invece per lei ogni volta era una dura prova. Quando la Pasqua era finalmente passata, si sentiva sollevata da un grande peso e respirava per il sollievo. “Anche questa volta è tutto finito”. Pensava.

Gli anni passavano. Dopo avere conseguito con buoni voti il diploma di ragioneria, la ragazza (consigliata dal padre) si iscrisse all'università di Catania in Scienze dell'Informazione. Non avendo predisposizione per le materie scientifiche, alcuni rami del programma si presentarono un po' difficili per lei. Allora lasciò perdere, facendo adirare ancora una volta suo padre e cercò lavoro come segretaria in un'azienda. Andrea non ammetteva, per questa figlia un po' ribelle, una vita piatta, mediocre. Faceva di tutto per farle capire che non era contento di lei, ma ahimé, nel modo sbagliato.

Valeria aveva molti amici della sua età, ma amava anche la compagnia di persone più grandi di lei. Andava spesso a salutare e a scambiare due chiacchiere con un'amica di sua madre di nome Giulia. Con questa signora era entrata in confidenza. Con lei parlava volentieri dei suoi problemi.

*

È migliorato il rapporto con tuo padre? - le chiedeva qualche volta Giulia.

La ragazza rispondeva che con il padre era impossibile dialogare, che un muro invisibile li divideva, un muro più nsormontabile del muro di Berlino.

*

Se è caduto il muro di Berlino, può cadere anche il muro che ti separa da tuo padre. Non ti pare, Valeria? Ascoltami bene, tocca a te rompere il ghiaccio. Ho l'impressione che tuo padre, in fondo, non è una cattiva persona. Ha avuto una vita difficile ed è soltanto prigioniero di determinati schemi. Aiutalo tu a uscirne. - Le disse un giorno la signora Giulia.

Valeria incominciò a riflettere e poi rispose: - Senti Giulia, ti prometto che cercherò di rompere il ghiaccio con mio padre. E' difficile... ma ce la farò. Come sai, da noi ci si bacia soltanto in rarissime occasioni, per esempio per Pasqua e per Natale. Incomincio a pensare che forse questo comportamento non è normale, in famiglia bisogna esprimere liberamente i propri sentimenti. Domani mattina, quando scenderò in cucina e troverò mio padre che prepara il caffè, lo bacerò e gli dirò: “Buongiorno papà, ti voglio tanto bene”.

Così, ormai impegnata dalla sua parola, la ragazza non poteva fare marcia indietro ed era decisa a mantenere la decisione presa. La buona volontà non mancava, ma il passo da fare era più difficile del previsto. Più di una volta, scendendo in cucina, rimase bloccata dall'atteggiamento severo e impassibile di suo padre. La povera Valeria restava come paralizzata e non riusciva a mantenere la promessa fatta alla sua amica Giulia. Andrea era sempre burbero e, da parte sua, non arrivava nessun incoraggiamento.

Finalmente Valeria si rivolse al Signore e così lo pregò: “Signore, questa situazione sta diventando insostenibile. Desidero che Andrea Minardi diventi un “vero padre” per me. Aiutami tu, te ne prego. Fai cadere questo muro. Vieni in mio soccorso”.

Questa preghiera servì a darle coraggio. Così un bel giorno scese in cucina, si avvicinò risolutamente a suo padre e, senza pensarci due volte,gli stampò due grossi bacioni sulle guance dicendo: - Mio caro papà, ti auguro una buona giornata, devo anche dirti che ti voglio un mondo di bene. -

*

Diamine! Si può sapere cosa succede Valeria? Che festa è oggi? Non è il mio compleanno. Non è Pasqua e nemmeno Natale, che io sappia. -
*

Infatti, non è nessuna ricorrenza particolare. Oggi è una giornata come tante altre. Dimmi, non ti sembra naturale che una figlia dia un bacio a suo padre augurandogli una buona giornata? Papà, non te lo avevo mai detto e può darsi che non te lo ripeterò più, ma sono fiera di essere la figlia di Andrea Minardi. -

Il padre abbracciò con tenerezza la figlia e due lacrime sceserò dai suoi occhi. Padre e figlia si erano finalmente trovati. Da quel mattino in poi un grande sollievo scese nel cuore di Valeria e di suo padre. Il muro era finalmente crollato. Il ghiaccio era stato sciolto dai caldi raggi dell'amore.