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martedì 8 gennaio 2013

Globalizzazione

Di Colomba Maria Oddi

Discorso pronunciato alla conferenza mondiale il 21 giugno 2012 a Rio de Janeiro dal presidente
dell'Uraguay Jose Mujica .

Abbiamo una società usa e getta figlia del mercato e della concorrenza che ci ha portato al progresso materiale,ma ciò che è nato come economia del mercato,è diventato “società di mercato“, ci ha portato questa globalizzazione che significa doversi occupare di tutto il pianeta, la stiamo governando la globalizzazione o è questa a governare noi ? E' possibile parlare di solidarietà e dire che siamo tutti uniti in una economia basata sulla competizione spietata ? La sfida è che abbiamo davanti una dimensione epocale, e la grande “ CRISI “ non è ecologica: è politica, l'uomo non governa le forze che ha creato, sono queste a governare l'uomo e la nostra vita non veniamo al mondo per svilupparci in termini generici,veniamo al mondo con il proposito di essere felici, perchè la vita è breve e ci sfugge tra le mani e nessun bene vale quanto la vita, ma la vita finisce per sfuggirci lavorando e lavorando per consumare di più, la società del consumo è il motore di tutto. In definitiva, se si paralizza o rallenta l'economia, è il fantasma della stagnazione per ciascuno di noi. Ma è proprio l'iperconsumo che sta aggredendo il pianeta ed è l'iperconsumo che genera cose che durano poco, perchè bisogna vendere molto, una lampadina elettrica non può durare più di mille ore, ci sono lampadine che possono durare centomila duecentomila ore, ma non possono essere fabbricate perchè il problema è il mercato, perchè dobbiamo lavorare e dobbiamo avere una civiltà usa e getta. Siamo in un circolo vizioso: questi sono problemi di carattere politico che ci portano a comprendere la necessità di lottare per un'altra cultura, non possiamo essere governati dal mercato, dobbiamo governare noi il mercato, i vecchi pensatori : EPICURO, SENECA dicevano: “Povero non è colui che ha poco, ma chi ha bisogno di molto e desidera sempre di più “. Dobbiamo renderci conto che la crisi dell'acqua è la crisi dell'aggressione all'ambiente. Pagare le rate della bella moto o macchina alla fine la vita è sfuggita, domando: questo è il destino dell'umana creatura? Lo sviluppo non può andar contro la felicità, deve essere a favore della felicità umana, dell'amore della terra, delle relazioni umane, della cura dei figli, dell'avere amici, del non privarsi dell'indispensabile. Quando lottiamo per l'ambiente il primo elemento si chiama: felicità umana. Ci vendono tutto, tranne quello che ci serve: la felicità.

3 commenti:

  1. Induce alla riflessione questo interessante articolo...È VERO, oggi niente più dura molto e se un prodotto si guasta, non si ripara più ma viene sostituito con un altro...Questa è la legge del mercato globalizzato, questo è oggi il marketing...Si produce tanto e poi tutto va nei rifiuti, il pianeta sta diventando una grande pattumiera e così la vita va a rotoli...Ringrazio la signora Colomba per avere scritto questo post...

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  2. Penso che tutti noi abbiamo diritto alla felicità ma andando avanti di questo passo siamo sempre più infelici perché il sistema mondiale non dà un attimo di tregua...Sarebbe una buona cosa se l'uomo si fermasse ogni tanto a meditare, a respirare, a passeggiare, a fare quelle piccole cose che danno un senso alla vita.

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  3. Viviamo su un pianeta meraviglioso e sembra che non l'apprezziamo affatto, sarebbe necessario un cambiamento culturale, sin da piccoli si dovrebbe insegnare il rispetto per il pianeta e le azioni che si potrebbero porre in essere per salvare la Terra!
    Ad esempio le già molte iniziative di riforestazione in programma o in corso, ispirate da una gamma di preoccupazioni che vanno dal cambiamento climatico all’espansione dei deserti, dalla conservazione del suolo alla vivibilità nei contesti urbani.
    Il premio Nobel keniota Wangari Maathai, che anni fa organizzò un’iniziativa tra le donne del suo paese e di quelli confinanti per la messa a dimora di 30 milioni di alberi, ha ispirato la Billion Tree Campaign, gestita dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP). L’obiettivo iniziale era quello di piantare un miliardo di alberi entro il 2007. Se di questi ne fosse sopravvissuta anche solo la metà, si sarebbero assorbite 5,6 milioni di tonnellate di CO2 in un anno. Una volta raggiunto questo obiettivo, l’UNEP ne trovò un altro: quello di piantare 7 miliardi di alberi entro la fine del 2009, che equivale a piantare un albero per ogni persona sulla Terra. A luglio del 2009 era già stato superato il numero di 6,2 miliardi dei 7 promessi, con 4,1 miliardi di alberi già messi a dimora.

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