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domenica 3 luglio 2016

Europa come anomalo tavolo da poker

Di Rosario Amico Roxas
L’UE, articolata come è stata, e continua ad essere, è paragonabile ad un anomalo tavolo di poker a 28 giocatori, 26 dei quali si barcamenano in una specie di equilibrata uguaglianza, mentre due esigono la parte del leone, forti della loro economia, per cui impongono agli altri 26 il loro ritmo di gioco.

Chi si è seduto ad un tavolo di poker, sa bene che devono essere applicate formule in grado di impedire soverchie prepotenze da parte di chi possiede una maggiore potenzialità di rilancio. Così Inghilterra e Germania hanno imposto i loro interessi al di sopra di un equilibrato rapporto tra diritti e doveri, fermo restando il principio di reciprocità solidale; in tal modo tutto rischia di andare a gambe per aria.

L’Inghilterra ha tentato un bluff, minacciando l’uscita che, secondo loro, avrebbe dovuto atterrire gli altri 26. Non è andata così, perché il “bluff della perfida Albione (definizione di G. D’Annunzio)” non ha tenuto nel dovuto conto la fondamentale base egoistica della piccola e media borghesia, che nel referendum proposto dal governo inglese, ha votato massicciamente a favore dell’uscita della loro nazione dall’UE, atterrita dalla eventualità di rendere partecipi della loro opulenza quei disgraziati che fuggono dalle guerre e dalla miseria Nei tavoli di poker, sia pure anomali, il bluff è sempre un rischio, così l’Inghilterra, con il bluff del referendum, si ritrova fuori dalla Comunità Europea, dentro la quale non si è mai sentita integrata.

Ci sarebbe da dire “fuori uno !”.

Ma c’è ancora la Germania del quarto Reich, con la Merkel che sa bene di non avere nelle altre 26 nazioni, un potenziale antagonista, trattandosi, mediamente, di nazioni guidate da mezze cartucce, in grado di alzare la voce quando si ritrovano “dietro l’angolo”, ma poi, in presenza di Anghela, si calano le braghe, assumendo una scomoda posizione a 90°. Basti dire che il premier francese François Gérard Georges Nicolas Hollande, pur nella sua mediocrità, appare come un gigante.

Per carità di patria non mi pronuncio su Matteo Renzi, attualmente troppo impegnato a salvare le cuoia minacciate dal un referendum da lui stesso voluto, nel tentativo di realizzare un bluff, al quale nessuno ha creduto. A bluffare in quel tavolo anomalo ci provò anche l’ingenuo Berlusconi, illuso di poter controllare una situazione con la sola forza di una “scala fallita”; rilanciò ad alta voce, non tanto per intimidire gli avversari, quanto per farsi sentire in patria, dove le quotazioni personali seguivano lo spread pilotato dalla Merkel. Fu ingenuità, fu tracotanza, fu inettitudine, ma il risultato furono le dimissioni da capo del governo, che lo stesso definì “eleganti”, per salvare almeno la faccia.

Da europeista convinto, mi piace immaginare una diversa realtà europea, con 26 nazioni potenzialmente equilibrate, in grado di realizzare gli “Stati Uniti d’Europa”, e non per realizzare un equilibrato tavolo di anomalo poker, quanto per ricominciare daccapo, dall’idea primordiale che fu degli europeisti convinti, accomunati da un medesimo ideale di democrazia, solidarietà e anti-fascismo, nonché anti-nazismo, del quale non ci sarebbe più bisogno cancellando la Germania da un futuribile Stato Unito d’Europa.

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