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lunedì 3 maggio 2010

DROGA: FUGA DA UNA SOCIETA' SBAGLIATA?


Incomincio a scrivere questo articolo con una domanda:" Chi è il drogato "? E' forse il malato che ha paura del mondo oppure l'illuso che crede di realizzarsi fuggendo dalla realtà? Penso che la droga risponde a un'esigenza di ribellione contro una vita alienante e insoddisfacente. L'attrazione verso le droghe e in particolare verso gli allucinogeni dipende dal grado di consapevolezza con cui si osserva la società, ciò si esprime attraverso il comportamento di ciascun individuo.
Credo che gli individui che si drogano siano di due tipologie:

1) Il malato di mente che sceglie un ruolo masochistico. Questa è l'espressione della paura e dell'insicurezza. È ovvio che questa è la conseguenza di un condizionamento sociale che ha il risultato negativo di non riuscire a creare uomini "liberi" e con una personalità autonoma.

2) L’altro tipo di individuo è colui che pensa che con la droga può realizzare qualcosa e avere una vita diversa o perlomeno non confrontabile con quella “banale” che gli altri uomini vivono giornalmente.

Spesso la necessità di liberarsi da strutture predefinite e lottare contro qualsiasi tabù sociale può portare il giovane a drogarsi. Molti giovani rovinano la loro esistenza rincorrendo “paradisi artificiali” e facendo guadagnare somme spropositate a esseri orrendi senza coscienza, né moralità che non sembrano nemmeno più uomini ma “mostri” nel vero senso della parola.

Dove si trova allora la via d’uscita, il passaggio verso l’innovazione cosciente? E’ necessario che il giovane sia seguito dalla famiglia, dalla scuola e dalla società. Deve essere rispettato e amato per quello che è e non per quello che vorremmo che fosse.

Oggi dilaga il consumo di droghe fra i giovanissimi. Si è abbassata pericolosamente l’età dei consumatori. Questo fenomeno rappresenta un chiaro segno del disagio giovanile. I ragazzi, in questa fase della loro vita, attraversano una crisi esistenziale che sfocia con la condivisione del gruppo e con comportamenti trasgressivi, come il consumo di droga. I più giovani credono di potere essere “indistruttibili” e non si rendono minimamente conto del danno irreversibile che la droga può causare al cervello.

E' ovvio che non tutte le droghe sono uguali: in genere si incomincia a fumare qualche spinello, poi si passa agli allucinogeni. Dopo, queste doghe leggere non bastano più, non provocano più nessuna emozione e allora si passa all' eroina e a tutti quei tipi di droga che si iniettano direttamente nel sangue. Arrivati a questo punto non c'è più niente da fare. A poco a poco il corpo e il cervello perdono energia e vivacità e spesso la morte è preceduta dalla pazzia e da un lungo torpore.

Spero che i giovani capiscano tutto l'orrore che esiste nel fatto di drogarsi e che possono incanalare le loro energie in ideali superiori per cambiare la loro vita e indirizzarla verso il bello e il buono.

E' assolutamente indispensabile per uscire dal tunnel della droga l'aiuto di un psicoterapeuta che guidi il tossicomane nel processo di riabilitazione sociale attraverso il necessario recupero per avere la fiducia in se stesso. A livello sociale, per la prevenzione della droga, è adeguata un’educazione improntata alla solidarietà che rifiuti la repressione e si basi sulla fiducia nei giovani fornendo strumenti adatti al raggiungimento della responsabilità per ottenere una vita libera e autonoma.

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