Davanti a un portatore di handicap siamo colpiti dal suo dramma più evidente, cioè dal suo stato fisico. Difficilmente ci soffermiamo sui problemi psicologici che questo stato comporta.Bisognerebbe cercare di capire la sofferenza e il senso di solitudine e smarrimento che prova l'individuo con handicap. In questa nostra era automatizzata e superveloce, i modelli che ci vengono proposti giornalmente dai mass media sono di persone giovani, belle, forti ed efficienti che sono in grado di superare con un sorriso i vari problemi della vita. Guai ad essere inefficienti, disadattati, a dare l'impressione di non farcela a tenere il ritmo. La società odierna è molto complessa: da una parte ci sono più opportunità rispetto al passato, d'altra parte assistiamo a contraddizioni e difficoltà.
I depressi, i diversamente abili, chi ha difficoltà fisiche o psichiche oggi vivono male la vita di relazione e possono trovarsi in totale isolamento. Esistono categorie di persone che possono sentirsi disorientate, in un mondo ostile e trovare mille difficoltà sul loro cammino. Il portatore di handicap ha bisogno di sentirsi sempre accettato, di avvertire attorno a se quel calore e quell'armonia che solo un affetto costante può dargli. La sola famiglia non basta. Purtroppo i famigliari del disabile, a volte, si isolano e isolano il disabile con quella malattia che sentono come propria. Questo tipo di atteggiamento è deleterio. Nei casi più gravi la disabilità non può essere solo un problema della famiglia, ma dell'intera collettività. E' compito della società evitare che ciò si verifichi facilitando l'intervento del disabile nelle strutture sociali.
Le attuali norme a tutela degli invalidi prevedono l'abbattimento delle barriere architettoniche che possono ostacolare una completa autonomia e la creazione di nuove strutture alternative come, per esempio, rampe accessibili o carrozzine al posto dei gradini, parcheggi e posti riservati sui mezzi pubblici.
Bisognerebbe dare la priorità ai diritti di chi vive in situazione di disabilità. I disabili devono avere possibilità di scelta fra tutti i prodotti che la scienza mette a disposizione della collettività per raggiungere obiettivi di riabilitazione, integrazione e vita indipendente.
Per avere una vita indipendente il portatore di handicap deve potere disporre di mezzi che garantiscono la sua mobilità. Mi riferisco non soltanto alle barriere architettoniche, ma anche ai trasporti. Quello della mobilità è un grande problema perché la libertà di muoversi consente di andare a lavorare, di fare uso del tempo libero, persino di fare sport e di amare nel modo più conveniente. Per la vita indipendente occorre una cultura che consente il diritto all’autodeterminazione.
Nel nostro ordinamento, sebbene l’articolo 3 della Costituzione sancisca l’uguaglianza e la pari dignità di tutti i cittadini, i disabili restano fortemente discriminati nella nostra società.
Per quanto riguarda l'attività sportiva si va attuando una trasformazione per consentire la partecipazione a ogni attività da parte di persone più sfortunate di altre. Non tutti i portatori di handicap sono da ritenere soggetti esclusi dalla vita collettiva. Bisogna ricordare che la Federazione Italiana Sport-handicap annovera tra le sue fila più di 4.000 atleti che si cimentano in sport di carattere agonistico.
Bisogna che ciascuno di noi faccia la sua parte affinché tutte le differenze siano superate e non ci siano più cittadini di serie A e di serie B.