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sabato 16 luglio 2016

Prima di WhattsApp



Sembra che sia trascorso un secolo prima di Facebook, Skipe, Wattsapp e invece è trascorso poco tempo. Ricordate la vita prima di WhattsApp e prima dei social network?

Ricordate quelle belle cartoline illustrate che si spedivano dai luoghi di villeggiatura? Adesso non si trovano più. Trovare una cartolina illustrata è un’impresa, se vai in edicola a chiederla ti guardano in modo strano, come per dire: “Questa cosa vuole?”.

Ricordate quando per telefonare a casa si cercava una cabina telefonica? Adesso io le vedo queste cabine telefoniche, sembrano strumenti arcaici ma è trascorso poco tempo che sono fuori uso. Adesso siamo sempre connessi, facciamo sapere a tutti dove siamo e cosa facciamo, penso che si è acquisita una certa dipendenza.

Nessuno avrebbe immaginato (solamente pochi anni fa) che il classico sms, sarebbe stato messo da parte, sarebbe diventato obsoleto.La tecnologia oggi viaggia alla velocità della luce e il messaggio dal telefonino è diventato obsoleto. Ormai l’uso di WhattsApp è diventato capillare per connettersi con familiari e amici.
Il funzionamento è semplice, alla portata di tutti e l’applicazione è gratuita. Sono questi i suoi punti di forza.

Esistono i “punti di debolezza”: catene di S. Antonio a non finire che sono davvero una grande rottura. E poi tutti quei video che fanno scaricare rapidamente la batteria.

Insomma WhattsApp (come tutte le applicazioni) va usato con moderazione e oculatezza se non vogliamo perdere il nostro io più profondo, se vogliamo ancora intrattenere rapporti che non siano soltanto virtuali...

giovedì 7 luglio 2016

Giù le mani dalla costituzione

Di Michelangelo La Rocca


La Costituzione della Repubblica Italiana, la legge fondamentale della Repubblica italiana, è stata approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, promulgata il 27 dicembre seguente, pubblicata sulla gazzetta ufficiale n. 298 del 27 dicembre1947 ed entrò in vigore il 1º gennaio del 1948.
Il primo gennaio del 2018 compirà 70 ma non li dimostra, conserva una straordinaria freschezza ed un’impressionante attualità e reclama soltanto di essere attuata nella sua pienezza piuttosto che la necessità di essere revisionata od ammodernata.


E’ costituita da 139 articoli suddivisi in quattro sezioni:

Principi fondamentali (articoli 1-12)

Parte prima “Diritti e doveri dei cittadini” (articoli 13-54)

Parte seconda: “Ordinamento della repubblica” (articoli 55-139)

Disposizioni transitorie e finali (disposizioni I-XVIII).

La Costituzione Italiana nata dalla Resistenza per consolidare e difendere la democrazia e la libertà appena conquistate nel tempo ha subito delle modifiche, ma per fortuna i principi fondamentali e la prima parte non sono stati messi mai in discussione.

E non poteva essere altrimenti perché i principi fondamentali che stanno alla base della nostra Carta Costituzionale sono tra i più avanzati del mondo ed anche soltanto pensare di poterli modificare sarebbe stato semplicemente blasfemo.

La stessa cosa penso possa dirsi della prima parte della carta costituzione dove sono previsti i diritti ed i doveri dei cittadini legati fra loro in un rapporto sinallagmatico così stretto ed indissolubile da rappresentare il nerbo della convivenza all’interno dello Stato Repubblicano.

Elenchiamo solo alcuni dei principi che trovano la loro solenne affermazione nel preambolo della Costituzione:

Il principio personalista, laicista, pluralista, lavorista, democratico, di uguaglianza, solidarista, di unità ed indivisibilità della repubblica, quello autonomista, internazionalista e per ultimo, ma non ultimo, quello pacifista.

Quanto ai diritti ed i doveri basti pensare ai diritti civili, ai diritti etico-sociali, ai diritti economici ed ai diritti politici.

Il solo elenco ci dice quanto e come la nostra Costituzione possa essere considerata all’avanguardia nel garantire i diritti degli Italiani e come abbiano fatto bene gli aspiranti nuovi padri costituenti a non prendere nemmeno in considerazione l’idea di potere modificare la sua prima parte.

La seconda parte, invece, è stata modificata in modo significativa nel 2001 ed altre volte è stata oggetto di tentativi di modifica che non sono stati portati a termine.

Basti ricordare la Bicamerale di D’Alema o la Commissione di Quagliariello che, però, non hanno avuto successo e non riusciti a fare approvare dalle due Camere alcuna proposta di modifica.

Diverso è stato il progetto di revisione portato avanti durante il governo Berlusconi nel 2005/2006 che approdò ad un testo approvato dal Parlamento ma che, poi, fu bocciato dagli italiani in occasione del referendum confermativo.

Quel progetto aveva qualche spunto positivo ma è stato percepito come la riforma della Devolution che rischiava di minare dalle fondamenta l’unità dello Stato e fu per questo che gli elettori giustamente lo bocciarono senza esitazione alcuna.

Dopo anni e tanti tentativi infruttuosi il Parlamento ha ora, durante il Governo Renzi, approvato una significativa riforma della Costituzione Italiana conosciuta sotto il nome di riforma Boschi dal nome del Ministro delle Riforme che ha profuso ogni sua energia affinché tale riforma venisse approvata.

Questa riforma ha preso spunto da esigenze e necessità largamente condivise: eliminare il bicameralismo perfetto, dare maggiore stabilità al sistema politico italiano, ridurre il numero dei parlamentari ed altri, tanti altri ancora.

Nonostante ciò le forze politiche si sono divise e la riforma è stata approvata col solo voto favorevole del PD e dei suoi piccoli alleati provenienti, tra l’altro, in modo trasformistico da schieramenti opposti.

La critica principale che viene rivolta è che tale riforma, se approvata, in combinato disposto con la nuova legge elettorale (il c.d. italicum) comporterebbe il rischio di una svolta autoritaria ed il timore che possa instaurarsi una sorta di dittatura della maggioranza e dell’uomo “solo al comando” di tale maggioranza.

Ma non è soltanto questo ad allarmare quanti hanno a cuore le sorti della nostra democrazia.
La riforma del Senato, ad esempio, è, a dir poco, approssimativa e pasticciata.
Si è partiti dalla giusta, e largamente condivisa, esigenza di eliminare il Bicameralismo perfetto ma si è finito col partorire una soluzione che lascia molto perplessi tantissimi autorevoli costituzionalisti.
I Senatori non verranno eletti direttamente, avranno l’immunità parlamentare, non costeranno alle finanze statali, hanno la possibilità di intervenire nel processo di approvare le leggi rendendo confusa la divisione delle competenze tra la Camera ed il Senato e senza che ci sia la certezza che il processo di formazione delle leggi possa diventare più spedito ed efficace.

E’ opinione largamente diffusa che piuttosto che un Senato come quello previsto nella riforma Boschi sarebbe stata meglio l’abolizione pura e semplice del Senato.

Si aggiunge che se la riforma costituzionale venisse approvata le Regioni ne uscirebbero fortemente indebolite e prive di qualsiasi autonomia, anche quelle di natura finanziaria e fiscale, e tutto il sistema delle autonomie in cui si articola l’assetto istituzionale della nostra Repubblica ne uscirebbe fortemente indebolito.

C’è un’altra ragione che consiglia di respingere nettamente il tentativo di modificare in modo così consistente la nostra bella Carta Costituzionale.

La riforma è stata votata a strettissima maggioranza da un Parlamento gravemente delegittimato dopo che la Corte Costituzionale con la propria sentenza 1/2014 dichiarò l’incostituzionalità della legge elettorale (il c.d. porcellum) con la quale lo stesso Parlamento era stato eletto, anzi nominato.
Le ragioni che stanno alla base della necessità di un voto fortemente contrario non vengono meno per il fatto che la Riforma ha alcuni indubbi aspetti positivi (l’introduzione dei referendum propositivi, l’esame di costituzionalità preventivo delle leggi elettorali, la restrizione del potere del Governo di emanare decreti leggi).
Chi scrive, da sempre interessato alle sorti democratiche del proprio Paese, oggi è in un momento di sofferta riflessione su cosa sia meglio fare, contrastato tra la consapevolezza che una riforma sia necessaria ed il timore che, per i motivi espressi prima, non sia la migliore delle riforme possibili.
Nel mezzo di questa sofferta ed incerta riflessione mi è venuto in mente che nella scienza medica a tutela della salute si applica il principio di “precauzione”.

Se esiste anche soltanto un serio dubbio che la costruzione di un impianto, l’uso di un materiale o di una tecnologia possano mettere a rischio la salute dei cittadini la costruzione di quell’impianto non si autorizza, quei materiali e quella tecnologia non si usano.

Credo che la democrazia e la libertà rappresentino la salute dell’anima di un popolo e se esiste anche solo il ragionevole dubbio, ed a sentire tanti ed illustri costituzionalisti siamo già oltre il ragionevole dubbio, che la Riforma della Costituzione di conio renziano possa mettere a rischio la salute della nostra anima di cittadini liberi e democratici, questa riforma non deve essere approvata.

Qualcuno sostiene che approvare la c.d. Riforma Boschi equivale a sfigurare una bellissima donna buttandole dell’acido sul viso: facciamo in modo che una simile brutalità non accada!
Difendiamo la Costituzione che, come ha detto il grande Benigni, è la più bella del mondo ed aspettiamo tempi e legislatori migliori per fare le modifiche veramente necessarie alla sua seconda parte.

Ed è per questo che io non l’approverò ed al referendum d’autunno voterò no senza esitazione alcuna!







domenica 3 luglio 2016

La coerenza di Marco Pannella

di Michelangelo La Rocca

Marco Pannella, il più sui generis politico italiano, il 19 maggio scorso, dopo una lunga malattia, ci ha lasciati.

Voglio proporre qui ed ora un ritratto dell’uomo e del politico Marco Pannella che vuole essere scevro di “servile encomio” e di “codardo oltraggio”.

Voglio fare subito una chiara premessa: non stravedevo per Marco Pannella, mi appariva troppo radicale per i miei gusti, troppo provocatorio, a volte mi sembrava un violento della “non violenza” con i suoi scioperi della fame che sembravano dei ricatti belli e buoni per imporre le proprie idee anche a coloro che non le condividevano.

La morte, però, copre col proprio misterioso e pietoso velo l’asprezza della polemiche e consente di ragionare con pacato distacco sulla sua figura.

Marco Pannella è stato quasi sempre un” uomo contro”, ma seppe essere spesso un “uomo per”, sempre e comunque minoranza e minoritario, ha saputo però essere a suo modo uomo di governo capace di concludere le sue discusse, e spesso discutibili, battaglie con clamorosi successi, degni di un vero e proprio uomo di governo.

Basti pensare al divorzio ed all’aborto, due grandi, fondamentali conquiste in tema di diritti civili ottenute grazie al contributo attivo e decisivo di Marco Pannella.

Ha avuto il grande merito di innestare la lotta su questi due grandissimi temi che, col concorso di altre forze progressiste, prima fra tutte il PCI del grande Enrico Berlinguer, furono concluse con un successo insperato se si considera che contro la loro affermazione c’erano la Democrazia Cristiana e la Chiesa Cattolica.

Pannella è stato anche l’uomo della stagione referendaria, dei referendum vinti (su tutti quelli sul divorzio e l’aborto) e di quelli persi soprattutto per il mancato raggiungimento del quorum.

La partita della democrazia è sempre una bella partita che va giocata sempre e comunque, se però mi è consentito rivolgere una critica a Marco Pannella è quella di essere stato nel contempo l’uomo dell’affermazione del referendum e l’uomo della morte del referendum.

Avere fatto un ricorso abusato a tale importante istituto, anche per materie che non presentavano una grande attrazione politica, ha svilito questo istituto di democrazia diretta, fino a decretarne la fine con l’ormai consueto mancato raggiungimento del quorum.

Forse un uso del referendum più oculato e meditato avrebbe sicuramente allungato la vita di tale, importantissimo istituto di democrazia diretta ed oggi non saremmo qui a parlare della sua ormai irreversibile crisi.

Pannella è stato anche l’uomo che si è battuto con tutte le sue forze per carceri più civili ed umani, il modo in cui i carcerati hanno partecipato al lutto per la sua morte è stato assai eloquente.

Forse non è riuscito a vincere la battaglia a favore dei carcerati: abbiamo ancora carceri sovraffollati, i detenuti in attesa di giudizio sono ancora più numerosi dei condannati in via definitiva, le condizioni di vita dei carcerati sono tuttora disumane.

Marco Pannella, però, ha fatto tutto quello che era nelle sue possibilità per portare all’attenzione della classe politica e delle forze governative questa grande battaglia di civiltà giuridica e già questo, solo questo, è un suo indubbio, grandissimo merito.

Un’altra grande battaglia portata avanti da Marco Pannella è stata quella contro la fame nel mondo.



Anche questa è una battaglia ancora aperta, dagli esiti difficili: troppi sono ancora coloro che muoiono di fame (soprattutto donne e bambine del terzo mondo), troppe sono le risorse alimentari sprecate dal bieco consumismo moderno.

Marco Pannella, però, si è speso molto, con energia e passione, per questa nobile causa. E lo ha fatto senza calcoli, senza secondi fini: non a caso, infatti, Marco Pannella, nonostante i suoi indiscutibili meriti, non ha mai riempito le urne elettorali di schede recanti la croce sul simbolo del Partito Radicale, il suo partito .

Le sue battaglie, infatti, non erano mai per l’oggi, guardavano sempre al domani, se non al dopo domani, senza effimeri e meschini calcoli elettorali.

A volte sono sembrate discutibili le sue capriole politiche, si è alleato col centro destra (Berlusconi), ma anche col centro sinistra (Prodi).

Anche in questo, però, ha conservato una sua lineare coerenza: si alleava con la destra e con la sinistra, ma lui restava fermo sui principi, sui suoi programmi: usava gli eterogenei alleati per portare avanti le sue iniziative.

Forse lo faceva avendo presagito quello che ormai è sotto li occhi di tutti: i programmi ormai sembrano tutti uguali, si è affermato un pensiero unico ed i confini tra destra e sinistra sono così sfumati che, quasi quasi, non si vedono più.

Alla luce di ciò va rivista l’accusa di essere un trasformista perché, forse, aveva visto prima degli altri quello che ora vediamo tutti: la profonda ed irreversibile crisi delle ideologie!

Come aveva visto per tempo la crisi dei partiti, la degenerazione di quella che lui chiamava partitocrazia.

Oggi di fatto i partiti, tradizionali e non, sono morti, sono diventati liquidi, una vita dei partiti vissuta democraticamente da veri iscritti non esiste più.

In conclusione di questo breve ricordo e di questo veloce ritratto possiamo dire che Marco Pannella ha condotto tutte le sue grandi battaglie sempre nel rispetto di una personale coerenza: mai alleato col potere, sempre al servizio delle sue nobili idee.

Spesso aveva ragione, qualche volta torto, ma sempre in buona fede e senza mai tradire se stesso.

In tempi di buio trasformismo, di imperante qualunquismo non è poco, anzi è molto, moltissimo!

Buon riposo Marco nel luogo dei giusti, il posto che ti spetta di diritto per la onestà, la tua coerenza, il tuo coraggio.







Europa come anomalo tavolo da poker

Di Rosario Amico Roxas
L’UE, articolata come è stata, e continua ad essere, è paragonabile ad un anomalo tavolo di poker a 28 giocatori, 26 dei quali si barcamenano in una specie di equilibrata uguaglianza, mentre due esigono la parte del leone, forti della loro economia, per cui impongono agli altri 26 il loro ritmo di gioco.

Chi si è seduto ad un tavolo di poker, sa bene che devono essere applicate formule in grado di impedire soverchie prepotenze da parte di chi possiede una maggiore potenzialità di rilancio. Così Inghilterra e Germania hanno imposto i loro interessi al di sopra di un equilibrato rapporto tra diritti e doveri, fermo restando il principio di reciprocità solidale; in tal modo tutto rischia di andare a gambe per aria.

L’Inghilterra ha tentato un bluff, minacciando l’uscita che, secondo loro, avrebbe dovuto atterrire gli altri 26. Non è andata così, perché il “bluff della perfida Albione (definizione di G. D’Annunzio)” non ha tenuto nel dovuto conto la fondamentale base egoistica della piccola e media borghesia, che nel referendum proposto dal governo inglese, ha votato massicciamente a favore dell’uscita della loro nazione dall’UE, atterrita dalla eventualità di rendere partecipi della loro opulenza quei disgraziati che fuggono dalle guerre e dalla miseria Nei tavoli di poker, sia pure anomali, il bluff è sempre un rischio, così l’Inghilterra, con il bluff del referendum, si ritrova fuori dalla Comunità Europea, dentro la quale non si è mai sentita integrata.

Ci sarebbe da dire “fuori uno !”.

Ma c’è ancora la Germania del quarto Reich, con la Merkel che sa bene di non avere nelle altre 26 nazioni, un potenziale antagonista, trattandosi, mediamente, di nazioni guidate da mezze cartucce, in grado di alzare la voce quando si ritrovano “dietro l’angolo”, ma poi, in presenza di Anghela, si calano le braghe, assumendo una scomoda posizione a 90°. Basti dire che il premier francese François Gérard Georges Nicolas Hollande, pur nella sua mediocrità, appare come un gigante.

Per carità di patria non mi pronuncio su Matteo Renzi, attualmente troppo impegnato a salvare le cuoia minacciate dal un referendum da lui stesso voluto, nel tentativo di realizzare un bluff, al quale nessuno ha creduto. A bluffare in quel tavolo anomalo ci provò anche l’ingenuo Berlusconi, illuso di poter controllare una situazione con la sola forza di una “scala fallita”; rilanciò ad alta voce, non tanto per intimidire gli avversari, quanto per farsi sentire in patria, dove le quotazioni personali seguivano lo spread pilotato dalla Merkel. Fu ingenuità, fu tracotanza, fu inettitudine, ma il risultato furono le dimissioni da capo del governo, che lo stesso definì “eleganti”, per salvare almeno la faccia.

Da europeista convinto, mi piace immaginare una diversa realtà europea, con 26 nazioni potenzialmente equilibrate, in grado di realizzare gli “Stati Uniti d’Europa”, e non per realizzare un equilibrato tavolo di anomalo poker, quanto per ricominciare daccapo, dall’idea primordiale che fu degli europeisti convinti, accomunati da un medesimo ideale di democrazia, solidarietà e anti-fascismo, nonché anti-nazismo, del quale non ci sarebbe più bisogno cancellando la Germania da un futuribile Stato Unito d’Europa.