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martedì 27 agosto 2013

INCENDI BOSCHIVI, un grave danno per la natura

Il 21 agosto 2013 ho assistito a un servizio al telegiornale veramente impressionante: l'incendio nel bosco di Montaretto, nella riviera ligure. Migliaia di alberi bruciavano come fiammiferi, la telecamera inquadrava migliaia di animali che fuggivano terrorizzati. Nonostante l'opera dei vigili del fuoco e dei volontari, il fuoco continuava a distruggere e le sue fiamme si stagliavano alte nel cielo. Dopo molte ore l'incendio fu domato e si potè assistere a uno spettacolo di completa desolazione: alberi carbonizzati, animali morti, dovunque i segni inesorabili delle fiamme e milioni di gravi danni irreparabili.
Non basta che i boschi vengono distrutti per costruire aree fabbricabili, non basta che gli alberi sono tagliati perché servono alle industrie. Purtroppo ci sono anche gli incendi dovuti alla sbadataggine umana. Basta una sigaretta non spenta, oppure un fiammifero ancora acceso per incendiare un bosco. Quando un bosco viene incendiato si paga un costo molto caro in perdita di ossigeno, di stabilizzazione climatica, di biodiversità. Non è soltanto la bellezza che se ne va ma anche la sicurezza che proviene dagli alberi; le loro radici frenano le acque, le loro foglie assicurano ricambio di ossigeno. È stato calcolato che un incendio in un ettaro di pineta può causare la morte di 300 volatili, 400 mammiferi e circa 5 milioni di insetti. Il 30% del territorio nazionale è costituito da boschi. Il patrimonio forestale italiano è tra i più importanti d'Europa. Cerchiamo di proteggere e salvaguardare questo importante e insostitubile patrimonio naturale.
Purtroppo vi sono persone che non possiedono un giusto livello di educazione civica e quando fanno un picnic in un bosco dopo è un disastro, ovunque cartacce, bicchieri e piatti di carta, bottiglie di plastica. Sicuramente queste persone avranno una casa super pulita ma fuori della loro porta si sentono autorizzati a comportarsi come vandali. Questa io la chiamo cattiva educazione. È da questa diseducazione civica che nascono e si propagano gli incendi. È necessario che la gente prenda coscienza e comprenda la reale importanza di un bosco che mantiene un l'equilibrio ecologico del pianeta...

mercoledì 21 agosto 2013

A.A.A. Segreto di Stato vendesi


Di Rosario Amico Roxas
Berlusconi ha fretta di far saltare il tavolo del governo per lanciarsi nell'ignoto, trascinandosi appresso la nazione. Intanto si aggrava la sua personale situazione.

E' di oggi la notizia riportata dal quotidiano spagnolo ABC di una trattativa in corso da parte di una famiglia notabile spagnola per l'acquisto della villa La Certosa, per un importo variabile tra 380 e 400 milioni di euro.

Si tratta di una somma considerevole, molto utile all'ex cavaliere per saldare il conto con De Benedetti, visto che la sentenza definitiva arriverà prima della fine dell'anno, per una somma che supera i 500 milioni di euro.

La villa La Certosa NON appartiene interamente a Berlusconi, in quanto si è appropriato di aree demaniali edificando abusivamente, ma inventando sanatorie ad personam in quanto presidente del consiglio; si è anche appropriato di una lunga fetta della costa per costruire un porto annesso alla villa; per completare l'opera ha realizzato un approdo sottomarino per sommergibili, collegato direttamente con l'abitazione principale, realizzato da all’ex ministro Lunardi, lo stesso la cui impresa realizzò lo scavo sottomarini. Quando la magistratura di Tempio Pausania cercò di indagare sugli abusi, venne messa alla porta innalzando un provvidenziale "segreto di Stato" che avrebbe coperto l'intero corpo. NON è chiaro chi ha affrontato io costi per tali "segreti di Stato. Cicchitto ebbe a dichiarare che furono spese personali dell'ex cavaliere, aggravando la situazione giuridica, in quanto un privato cittadino si appropria di aree demaniali, utilizza la carica per coprire il tutto col segreto di Stato, spendendo del suo, come se già quell'appropriazione indebita gli appartenesse.

Gli abusi sarebbero stati “sanati” con una delle tante sanatorie elaborate dai governi Berlusconi, ma rimane il Segreto di Stato e l’appropriazione delle aree demaniali, unitamente al costo delle opere.

Ora il tutto richio di essere venduto ad un privato straniero, con Segreto di Stato annesso.
La stampa si è interessato del caso, ma il dominio sui media ha permesso di far passare tutto sotto silenzio.





domenica 18 agosto 2013

Quarto grado e oltre...È ora di finirla


La Costituzione italiana, una delle più garantiste del pianeta, prevede tre gradi giudizio prima di sancire una condanna definitiva.

A Berlusconi questo non basta; nel corso dei tre gradi di giudizio ha preteso decidere “CHI” doveva giudicarlo, rigettando il collegio difensivo perché sarebbe stato prevenuto nei suoi confronti; ha cercato di ottenere anche il “DOVE” essere giudicato, indicando la sede di Milano non competente; infine ha imposto il “QUANDO” imponendo impedimenti dichiarati legittimi, ma che tale non erano in quanto, a conoscenza dsella data indicata dai magistrati, ecco che convocava una urgente convocazione del consiglio dei ministri, fino a quando i magistrati si sono stancati di questa presa in giro ed hanno, giustamente negato la legittimità invocata.

Terminato lo spettacolino farsesco nei due gradi di giudizio, è arrivato il terzo grado, quello inappellabile, affidato alla Corte di Cassazione, che ha definito la condanna, sancendo la sentenza passata in giudicato.

Berlusconi e i suoi interessatissimi sodali, esigono il ”QUARTO GRADO”, che dipende dal Presidente della Repubblica, ma non come grado di giudizio, bensì come atto di magnanimità, che non può essere concessa a chi minaccia, ma a chi accetta la condanna, espia parte della pena e mostra chiari segni di ravvedimento. Tutto ciò non rientra nella presunzione di innocenza di Berlusconi, il quale esigerebbe un gesto inaudito da parte di Napolitano, il quale dovrebbe, secondo la volontà dell’ex cavaliere, smentire tutti i magistrati che hanno trattato il processo nei tre gradi, dichiararne l’incompetenza, accusandoli di avere sbagliato, dichiarando assolto Berlusconi, anzi, messo nella condizione di chiedere alla Stato il risarcimento materiale e morale (che dirà di voler devolvere in beneficenza !). Questo non può accadere, perché aprirebbe una maglia insanabile tra le Istituzioni che ne uscirebbero massacrate.

C’è un successivo “QUINTO GRADO” che si prospetta nell’immediato futuro dell’ex cavaliere: il ricorso al tribunale europeo per i diritti dell’uomo, che dovrebbe azzerare i tre gradi di giudizio, il parere negativo della “grazia” ed elevare Berlusconi alla santificazione del martirio; cosa questa estremamente improbabile ed improponibile.

Ecco scattare il “SESTO GRADO” di giudizio, affidato alle organizzazioni dell’ONU, che al quinto punto indicano una funzioni nel “promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali a vantaggio di tutti gli individui”, attraverso la Corte Internazionale di Giustizia.

Il ricorso a questi vari e fantasiosi gradi di giudizio, secondo gli avvocati dell’ex premier, pagatissimi per dire ciò che fa comodo a Berlusconi, dovrebbe bloccare l’applicazione della sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione e ciò prima ancora che scatti il “SETTIMO GRADO” di giudizio, affidato agli elettori; ovviamente Berlusconi sarebbe il candidato di punta del centro destra, essendo la sentenza neutralizzata dai vari ricorsi. La campagna elettorale diventerebbe una ordalia affidata alle promesse, peraltro mai mantenute, che l’ex cavaliere è abilissimo a propinare ai suoi elettori; quell’articolo 1 della Costituzione “il potere appartiene al popolo”, sancirebbe l’assoluzione del pregiudicato in quanto il 25% degli elettori lo avrebbe indicato come proprio leader, contrastando le sentenze che sono state pronunciate da magistrati non eletti dal popolo, ma vincitori di concorso avendo superato un compitino.

P.S. Se tutto ciò non si avverasse, c’è la soluzione prospettata da Bondi: la guerra civile !


Rosario Amico Roxas





giovedì 15 agosto 2013

Berlusconi e Cuffaro

Ben lontano dal voler difendere l’operato di Totò Cuffaro, peraltro identificato e punito in tre gradi di giudizio e con una sentenza passata in giudicato; ma rimane aperta la strada per valutare il comportamento dell’uomo,prima che del politico e del pregiudicato per un delitto infamante per un uomo delle Istituzioni, come la connivenza con i mafiosi, nemici giurati dello Stato .
Totò Cuffaro si è difeso, come suo diritto, NEI vari processi che lo videro imputato perdente, senza scegliere la comoda strada di difesa DAL processo.

Fu Casini, in cerca di consensi a qualunque costo e a qualunque prezzo che, In vista delle elezioni politiche del 2008, definì Cuffaro un "perseguitato politico", sulle orme ormai collaudate da Berlusconi, annunciandone la candidatura alle consultazioni nazionali, violando, peraltro la promessa, di non candidare chi avesse subito condanne, anche se non ancora passate bin giudicato. Una ingenuità, quella di Casini che gli costò una caduta verticale dell’UDC nelle elezioni e la scomparsa dalla visibilità cui lo stesso era abituato, condizionando negativamente anche ogni ipotesi futura di ripresa.

Il 18 gennaio 2008 Cuffaro venne dichiarato colpevole di favoreggiamento semplice nel processo di primo grado per le 'talpe' alla Dda di Palermo. La sentenza di primo grado condannò Cuffaro a 5 anni di reclusione nonché all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Il 23 gennaio 2010 la Corte d'Appello di Palermo condannò Cuffaro a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato nel processo 'talpe alla Dda'. Rispetto alla sentenza di primo grado la pena fu inasprita di ulteriori due anni, con l'aggravante di aver favorito Cosa Nostra. Dopo la sentenza Cuffaro ha annunciato di lasciare ogni incarico di partito e di voler ricorrere alla Corte di Cassazione.

Il 22 gennaio 2011 la Corte di Cassazione confermò in via definitiva la condanna 7 anni di reclusione inflittagli l'anno prima dalla Corte di Appello di Palermo, nonostante la richiesta di eliminazione dell'aggravante mafiosa da parte del procuratore generale.
Il giorno stesso Cuffaro si costituì e venne rinchiuso nel carcere romano di Rebibbia.
Il successivo 2 febbraio il Senato della Repubblica accolse le sue dimissioni da parlamentare con 230 voti favorevoli, 25 contrari e 17 astenuti.

Nelle motivazioni della sentenza i Giudici della Cassazione dichiararono provato l'accordo politico-mafioso tra il capo-mandamento Giuseppe Guttadauro e l'uomo politico Salvatore Cuffaro, e la consapevolezza di quest'ultimo di agevolare l'associazione mafiosa, inserendo nella lista elettorale per le elezioni siciliane del 2001 persone gradite ai boss e rivelando, in più occasioni, a personaggi mafiosi l'esistenza di indagini in corso nei loro confronti.

Il 28 ottobre 2011 i legali di Cuffaro resero noto di aver presentato alla Corte europea dei diritti dell'uomo istanze di revisione del processo in cui è stato condannato in Cassazione e del processo definito "Talpe alla Dda".

L’itinerario giudiziario di Cuffaro è tutto dentro le regole processuali, senza ricorso ad espedienti ghediniani di dilatare i tempi processuali in cerca di una consueta prescrizione che già aveva salvato Berlusconi da condanne.

E’ facile, ma è anche doveroso, rilevare la sostanziale differenza comportamentale tra Cuffaro e Berlusconi, il primo in galera, scomparso dalla visibilità mediatica con grande dignità umana, il secondo perennemente in fuga dalle sue responsabilità, delegando altri a sostenere l’indifferibilità del riconoscimento della sua indiscutibile presenza nel mondo politico, per non meglio identificate benemerenze conquistate quale “uno dei figli migliori dell’Italia” (così si è definito nella conferenza stampa seguita alla condanna in terzo grado.

Ora si parla di concessione di grazia, altrimenti il governo Letta rischia la sua sopravvivenza, con il rischio di aggravare la già grave situazione economica dell’Italia.

Con questo ricatto cade miseramente la motivazione secondo la quale Berlusconi insisterebbe a voler rimanere in politica per il grande amore che nutre per l’Italia, chiamato, come si illude di essere o come sostiene davanti ai suoi vassalli, a salvare la nazione dalla minaccia comunista.
Se di grazia si continuerà a parlare, allora è Cuffaro il primo che dovrebbe poterne godere, non fosse altro che per il rispetto dimostrato alle Istituzioni, verso le quali ha mancato pesantemente, ma scontando, con dignità, il fio delle sue responsabilità.

Rosario Amico Roxas